Rifiutare il voto? Ancora due parole sulla valutazione (all’Università e in azienda)

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una lezione del corso di Retailing all’Università di Padova

C’è stato un certo clamore in questi giorni attorno alla proposta di un docente dell’Università di Padova di abolire la prassi che concede allo studente il diritto di rifiutare il voto a un esame. Ci sono apparentemente un sacco di buoni motivi per procedere in questa direzione. Mi sembra però che questo punto di vista nasca da un paio di equivoci sui processi di valutazione che cerco di sintetizzare.

In primo luogo valutare una prestazione, sia questa la partita di un giocatore di calcio, la giornata in negozio di un venditore o l’apprendimento di una materia come il retail management da parte di uno studente, è sempre un’attività complessa e soggetta ad errori e distorsioni. Posso decidere di semplificare l’oggetto della misurazione, valutando il numero di gol, il numero di scontrini emessi, il fatturato realizzato o il numero di definizioni imparate a memoria. In questo caso posso quasi annullare la possibilità di errori ma nello stesso tempo mi sto focalizzando solo su una parte della prestazione. Ne vale la pena? In un altro post avevo evidenziato come la ricerca del Sacro Graal di una valutazione “oggettiva” possa portare a risultati paradossali come quello di premiare un discreto giocatore come Shaqiri al posto di un campione assoluto come Leo Messi. Più recentemente anche Pietro Ichino sul Corriere della Sera lo scorso 6 gennaio (presentando il volume Measurement Madness: recognizing and avoiding the pitfalls of performance measurement, Wiley, 2015) aveva messo in guardia di fronte al rischio di generare mostri mettendo mano senza sufficiente consapevolezza ai processi di valutazione.

Rispetto ad altre situazioni, inoltre, la valutazione dell’apprendimento del retail management da parte di uno studente presenta un grande vantaggio: se il valutato ritiene che ci siano stati degli errori nel processo, è possibile ripetere l’attività di valutazione a costi relativamente contenuti (non entro qui nella considerazione di quale sia il costo opportunità di effettuare una nuova valutazione) evitando i possibili danni, in alcuni casi irreversibili, di una valutazione errata. Chiaro che per evitare comportamenti opportunistici è razionale porre qualche ostacolo alla richiesta di ripetizione della valutazione (non avrebbe senso ad esempio ripetere la valutazione più volte a distanza di un’ora), ed è razionale che questo ostacolo sia tanto maggiore quanto più accurato e costoso è il processo di valutazione (come ad esempio una valutazione che si basa su più verifiche intermedie, project work ed esercitazioni in aula).

C’è però anche un altro aspetto molto importante da considerare, un aspetto valido all’Università come in azienda: il processo di valutazione serve anche per aiutare il valutato a migliorarsi e può inoltre contribuire a motivarlo. Questi risultati sono però raggiungibili se tanto l’output quanto il processo di valutazione sono considerati equi. Coinvolgere il valutato attivamente nel processo di valutazione, come avviene ad esempio per gli studenti italiani con la scelta se accettare il risultato della valutazione o farsi esaminare nuovamente, rende più credibile ed equo il processo e, abbandonando la pretesa di conferire all’esaminatore una sorta di infallibilità, migliora (a parità di altre condizioni) il clima organizzativo e la motivazione.

Si tratta in fin dei conti di risultati che valgono bene il costo di dover ripetere in qualche caso la valutazione.

2 pensieri riguardo “Rifiutare il voto? Ancora due parole sulla valutazione (all’Università e in azienda)

  1. Da poco ho concluso la laurea triennale qui a Padova e di voti nella mia carriera universitaria ne ho rifiutati tanti! Ovviamente concordo che la possibilità di non rifiutare i voti possa migliorare il livello di preparazione delle persone che si presentano all’esame, ma vorrei porre l’attenzione sulle persone che invece non si presentano.
    L’ammissione è sempre stata molto selettiva a Padova (quando entrai io c’erano soltanto 230 posti) e nel processo di selezione pesano molto (forse anche troppo) la media scolastica o il voto di maturità. Lo studente medio secondo me sarà orientato verso il voto, ottenere votazioni elevate è per lui fondamentale.
    Se non si potesse rifiutare il voto, uno studente si tenderebbe a presentare solo quando sa perfettamente la materia e gli esami sostenuti e i tempi di laurea potrebbero allungarsi di molto. In Bocconi è presente questo meccanismo, ma in Bocconi sei incentivato a dare gli esami per gli alti costi della retta: se dai un’esame in un semestre per loro non è un problema, anzi..! Padova non ha e non può avere questo strumento per disincentivare l’allineamento dei tempi di laurea.
    Spero ci sia qualche spunto utile, professore, oltre che tante assunzioni!

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  2. L’attività di valutazione é soggetta ad errori. Verissimo. Ma ciò lo si può dire anche della prestazione che viene valutata. Sia che stiamo valutando o che ci stiamo facendo valutare, possono esserci fattori esterni che vanno al di fuori della nostra preparazione che possono impedirci di valutare in maniera ottimale o effettuare un’ottima prestazione.
    Sta di fatto che rifiutare il voto é una prassi a cui non vorrei rinunciare. Oltre a rendere più equo e corretto il processo di valutazione come da Lei scritto nell’articolo, permette anche di vedere la determinazione di uno studente: se in un esame l’esito é 19, lo si può considerare come un risultato accettabile e lo si tiene. Ma se non si é soddisfatti e si desidera di più lo si può rifiutare e avere un’altra possibilità.
    Talvolta, l’impossibilità di poter rifiutare il voto e doversi mantenere il risultato conseguito fin da subito potrebbe essere motivo di sprono per gli studenti a dare il massimo fin da subito. Ma in caso si ottenesse un risultato negativo, sarebbe molto frustrante per il valutato, facendo nascere in lui antipatia nel confronti dell’esame in questione, andando parzialmente a pregiudicare i risultati futuri.
    Però va anche detto che c’è chi approfitta della possibilità di rifiutare il voto: molte persone si presentano ad un appello senza essere minimamente preparati, e lo fanno solo per vedere com’è strutturato l’esame, per poi ritirarsi o rifiutare il voto e ripresentarsi l’appello successivo.
    Infine, credo sia una cosa essenziale sia per valutare e sia per poter effettuare un’ottima prestazione, che i professori oltre che spiegare la materia mettano in chiaro quali siano i punti principali e i criteri su cui si basa la loro valutazione. Così che si possa essere adeguatamente preparati, non solo a livello di conoscenza della materia, ma anche di come affrontare la prova.

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