In occasione dei mondiali brasiliani la Fifa ha costituito una commissione tecnica incaricata di individuare una serie di parametri sulla base dei quali selezionare la formazione ideale composta dai migliori giocatori della competizione. Nella formazione ideale della prima fase che si è conclusa in questi giorni e riportata qui sotto (tratta dalla rubrica Palla Avvelenata del Corriere della Sera di ieri) ci sono molti dei protagonisti delle ultime settimane ma … mancano non solo Leo Messi, senza ombra di dubbio il migliore giocatore del mondo che con le sue giocate decisive ha deciso tutte e tre le partite vinte dall’Argentina, ma anche Neymar e Müller che con i loro gol hanno trascinato Brasile e Germania alla vittoria dei rispettivi gironi.

Ma esiste un allenatore che per cercare di vincere una partita nel mondo reale lascerebbe in panchina il talento argentino in una squadra nella quale trova spazio Shaqiri? E con tutto il rispetto dovuto alle ottime performance del giovane svizzero, quale spettatore pagherebbe volentieri il biglietto per assistere a una partita nella quale Messi se ne sta seduto in panchina per lasciargli il posto? In realtà questa non è che l’ennesima conferma di come l’inseguimento della chimera di un sistema di valutazione delle prestazioni oggettivo e di un algoritmo in grado di stilare definitivamente una classifica di chi è più bravo può portare a risultati grotteschi che finiscono per danneggiare tanto l’organizzazione quanto i suoi clienti.
Questo vuol dire abbandonare la ricerca di un sistema di valutazione formalizzato e tendenzialmente oggettivo? Qualcuno sottolinea come per le persone che svolgono la loro prestazione direttamente in presenza del cliente, come ad esempio nel caso del personale di contatto nel retail, il problema si risolve affidandosi semplicemente alle rilevazioni delle percezioni del cliente. Anche queste possono fornire indicazioni importanti, visto che hanno certamente uno stretto legame con la performance di un’organizzazione. Il Vangelo ci ricorda però che messa di fronte a una scelta la folla avrebbe preferito libero Barabba mentre è evidente che per scegliere a chi affidare questo delicato ruolo sarebbe stato più utile utilizzare anche le indicazioni suggerite dalla valutazione tecnica della commissione Fifa che colloca al centro della difesa il più affidabile David Luiz (insieme al collega brasiliano Thiago Silva).
La valutazione è senza dubbio importante, ma se non vogliamo finire per mettere in campo una squadra che impiega Shaqiri e Barabba al posto di Messi e David Luiz dobbiamo avere presenti i limiti di ogni sistema di valutazione e, soprattutto, rinunciare a inseguire il mito dell’oggettività assoluta nella valutazione. Lo scriveva del resto Giovanni Costa nel suo “Economia e direzione delle risorse umane” già quasi un quarto di secolo fa, ma ci sono molti che non l’hanno ancora letto.

[…] stesso tempo mi sto focalizzando solo su una parte della prestazione. Ne vale la pena? In un altro post avevo evidenziato come la ricerca del Sacro Graal di una valutazione “oggettiva” possa portare […]
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