Ricordati di santificare le feste e le prefeste

È Ferragosto e la maggior parte dei negozi e dei centri commerciali oggi è chiusa: è una cosa di cui rallegrarsi? Sindacati dei lavoratori, associazioni imprenditoriali, vescovi, parroci, sindaci, movimenti più o meno spontanei di lavoratori e di consumatori portano punti di vista spesso diversi. L’idea che sia in generale una cosa desiderabile garantire a quante più persone possibile il piacere di avere dei giorni di riposo da condividere con le persone con le quali desiderano passare il tempo libero non viene messa in discussione da nessuno. Anche tralasciando di entrare nel merito della complicata valutazione degli effetti delle chiusure festive sull’economia del paese e sull’occupazione, quando si passa a tradurre in pratica questo principio sorgono però almeno due ordini di obiezioni.

La prima obiezione ha a che fare con il problema che la maggior parte di chi da un lato come lavoratore preferirebbe non lavorare nei giorni di festa, ma dall’altro lato come consumatore desidera avere a disposizione anche nelle giornate di festa alcuni servizi. Spesso chi si straccia le vesti di fronte al lavoro festivo degli addetti del commercio considera così perfettamente normale che lavorino la domenica i dipendenti di bar, cinema e ristoranti e gli addetti alla sicurezza degli stadi, per non parlare dei calciatori. Perché queste eccezioni? Non si tratta di lavoratori con pari dignità e pari diritti?

La seconda obiezione riguarda la difficoltà di individuare i giorni nei quali fissare il riposo sincronizzato di una società sempre più frammentata e multiculturale come quella italiana. Quando è opportuno che venga fatto rispettare il riposo? Festa della Repubblica, San Francesco, Festa del lavoro, Santo Stefano, Giorno dell’Unità Nazionale (4 novembre, giorno nel quale credevo si festeggiasse la fine della prima guerra mondiale), Ferragosto (o Festa dell’Assunzione di Maria), Anniversario della liberazione, venerdì, sabato, domenica … i giorni nei quali si desidererebbe condividere il riposo con i propri cari sono diversi da persona a persona e per di più variano nel tempo.

Che fare allora? Non mi ritengo un fanatico del mercato, che come ci hanno insegnato i libri di economia è spesso soggetto a miopie e “fallimenti”, ma in questo caso devo dire che trovo difficile accettare l’idea di un legislatore che pretenda di stabilire per tutti quali sono i giorni che meritano di essere “santificati” e che soprattutto si accolli in modo paternalistico la responsabilità di stabilire quali sono le attività che i cittadini possono o non possono svolgere in queste giornate. È razionale che spetti al legislatore poter stabilire se sia “giusto” che una persona la domenica si diverta andando a fare shopping (negando quindi il diritto al riposo festivo per i lavoratori del commercio) o se sia invece “più giusto” che le persone si divertano andando al ristorante o a un concerto (negando quindi lo steso diritto a musicisti, cuochi e camerieri)? Forse in questa situazione il mercato è uno strumento più efficiente di leggi più o meno contrattate nel cogliere come mutano le sensibilità e le preferenze di consumatori e lavoratori.

Ieri riflettevo su queste idee andando in banca nella tarda mattinata; arrivato davanti alla porta di sicurezza, però, questa non si è aperta. Ho provato a suonare e da dentro mi ha risposto una voce: “siamo già chiusi perché oggi è un giorno prefestivo”. Che siano da santificare anche le prefeste? Per qualcuno evidentemente si tratta di un diritto acquisito: da estendere a tutti?

PS il testo del post è quello originale del 2014, ma la foto è stata cambiata il 3 maggio 2020 quando il Presidente Zaia ha ribadito nella sua ordinanza l’obbligo di chiusura domenicale per alcune categorie di punto vendita. Due anni fa avevo invece utilizzato una foto del Ministro Di Maio, altro “nemico” delle aperture festive.

7 pensieri riguardo “Ricordati di santificare le feste e le prefeste

  1. Sono d’accordo con quanto detto,
    e mi sento di portare alla cronaca la case history di Mercadona che mi ha molto colpito in fatto di aperture domenicali: “Con il ruolo di ambasciatori, la domenica, giustamente, i lavoratori di Mercadona si riposano e passano la giornata in famiglia”.

    È interessante dunque capire il posizionamento dell’azienda, l’immagine che vuole dare di essa e capire dunque dove far pendere la bilancia tra equità e mercato.

    (poi, se vogliamo dire che quella di Mercadona sia una comunicazione post analisi di vendite marginali durante la domenica e confronto e altri indici, ci può stare, però intanto è in linea con la propria value proposition)

    Fonte: http://www.mark-up.it/articoli/0,1254,41_ART_5621,00.html

    Piace a 1 persona

  2. Ho sempre lavorato di domenica, facendo la cameriera. Anzi, durante le stagioni estive e invernali i lavoratori non hanno nessun giorno di riposo per 4 mesi consecutivi, svolgono 14 ore di lavoro giornaliere e non hanno diritto a vedersi retribuiti gli straordinari, così come per le tredicesime, le quattordicesime, i tfr. Ben poco hanno da lamentarsi le commesse, che vogliono la domenica libera solo per andare al ristorante fino a mezzanotte.Da notare che poi il lavoro svolto da camerieri, baristi, cuochi e lavapiatti è molto più professionale di quello di una cassiera di supermercato o di una commessa che vende abiti cinesi in qualche centro commerciale. Chi lavora nei bar e nei ristoranti spesso lo fa a chiamata o coi voucher, dunque si tratta di lavori precari, prendere o lasciare. Chi li svolge? Donne che svolgono un secondo lavoro essendo rimaste da sole a mandare avanti una famiglia dopo che il marito ha perso il lavoro, ragazze madri che devono pagare affitto e bollette senza l’aiuto di nessuno, e che spesso, tolti i soldi per la baby sitter, si ritrovano 1 o 2 euro l’ora in tasca. Tanti laureati che non trovano lavoro nel settore per cui sono preparati: economisti, filosofi, dottori in discipline dell’educazione e dell’insegnamento. Moltissimi, come me, laureati in lingue, visto che nelle zone di mare o di montagna è indispensabile parlare almeno 2 lingue straniere anche solo per servire lasagne. Talvolta si tratta di camerieri e cuochi che hanno svolto 5 anni di scuola alberghiera, e sono esperti in servizio all’italiana, alla russa, all’inglese e alla francese, persone che, come me, hanno il diploma di sommelier e hanno discrete basi di enologia, di microbiologia (necessaria per chi volesse ottenere il rec, talvolta indispensabile per farsi assumere come preposto negli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande), igiene alimentare e dietologia. Le commesse dei centri commerciali? Nulla, donnette con la terza media o il diploma professionale di estetista (:::!?), senza nessuna preparazione (vera) culturale, senza un vero mestiere sul curriculum. Una maglietta col logo del negozio, e via, pronta per lavorare. Ma non la domenica, mi raccomando! Si va a messa!

    "Mi piace"

  3. Leggendo questo articolo molto attentamente posso affermare che secondo me le feste sono sicuramente un giorno ove qualunque persona (indipendentemente dal fatto che sono consumatori o lavoratori) voglia passare un giorno di riposo o comunque passarlo con la propria famiglia. Ma, alllo stesso tempo, provandomi a mettere nei panni di un consumatore preferirei l’apertura di negozi e centri commerciali nei giorni festivi anche per approffitare del giorno libero che avrei da lavoro concedendomi un giorno per fare delle compere che, magari durante la settimana lavorativa non avrei né il tempo e né la voglia di andare al negozio per comprare quello che mi serve. Allo stesso tempo mettendomi nei panni magari di un commesso obbligato a lavorare di domenica o altri festivi quando la maggior parte dei lavoratori sono a casa a godersi il meritato riposo potrei dire che sarebbe meglio che i negozi o i centri commerciali siano chiusi durante i giorni festivi per godermi anch’io del giorno libero. Però da studente di economia che è andato in un qualsiasi negozio o centro commerciale sia durante la settimana lavorativa che durante giorni festivi anche diversi dalla domenica (ad esempio recentemente ad Ognissanti) posso affermare con certezza che il flusso di gente che sfrutta i festivi per fare delle compere o solo un semplice giro poiché, magari a casa si annoiavano, è nettamente maggiore che durante i giorni lavorativi. Apparentemente questo discorso è ovvio, ma secondo il mio punto di vista necessita di una riflessione dal punto di vista del Retail Management. Il Retail Management serve a creare valore per il consumatore. Ma cosa si intende per valore? La mia opinione da studente di economia è da intendere come la creazione di un legame tra consumatore e retailer. E se il fatto che il retailer stia aperto la domenica crea molto valore per il consumatore. Quindi io reputo giusto il fatto che alcune attività, almeno nell’ambito commerciale, sia aperta durante i giorni festivi sia dal punto di vista del retailer, che potrebbe guadagnarci di più sia da un punto di vista di introito che di fidelizzazione del consumatore, che dal punto di vista del consumatore che ne trae beneficio sia di tempo che di soddisfazione. Concludo questa mia riflessione affermando che, reputo sia comunque giusto che alcune feste sacre come il Natale, la Pasqua, Capodanno e il 1° Maggio (festa dei lavoratori) siano rispettate dando al lavoratore abituato a lavorare anche nei festivi, la possibilità di concedersi qualche festivo libero sia per riposare che per passare del tempo con i propri cari.

    "Mi piace"

  4. Premesso che sono d’accordo con quanto scritto nell’articolo, io penso che QUALSIASI attività (lavoro, professione, ecc) ha dei pro e dei contro e che nel momento in cui una persona decide di fare quel lavoro deve metterli in conto; se questi risultano portare un netto peggioramento alla quotidianità della persona, allora si può e si deve pensare ad una possibile alternativa ma quello che si sente spesso sono lamentele senza conseguenze sul lato pratico.

    Come esiste la stagionalità nell’agricoltura con mesi di intenso lavoro e mesi dove in pratica non si fa nulla, una forma di stagionalità esiste anche per i negozi che lavorano soprattutto nel fine settimana, per i commercialisti che devono rispettare determinate scadenze per presentare dei documenti, per chi produce maglioni di lana o costumi da bagno.

    I dottori e gli infermieri sanno ancora prima di iscriversi all’università che dovranno lavorare anche nei giorni festivi ma questo viene accettato e lo stesso deve essere fatto da chi decide di mandare il curriculum per ricoprire una determinata posizione; le lamentele dopo l’invio del curriculum, dopo i vari colloqui e dopo la firma del contratto, forse non hanno poi così tanto senso…

    "Mi piace"

  5. Nella condizione di studente, per riuscire ad avere un minimo di entrate salariali mi trovo spesso costretto a lavorare come promoter e brand specialist nei centri commerciali e negozi di elettronica specializzati durante le festività e soprattutto i week-end, perchè se un potenziale acquirente deve spendere nel punto vendita, lo fa quando non lavora e non durante i giorni “feriali”.
    Sono pienamente d’accordo che i negozi possano permettersi di decidere quando, e se tenere aperto e soprattutto se farlo nei giorni festivi.
    Per quanto riguarda i lavoratori, se si decide di fare il commesso si sa che si potrà lavorare su turni e anche nei giorni festivi, come il panettiere sa che dovrà lavorare la notte, il tutto, per fornire un servizio in più al consumatore, ma soprattutto per avere più possibilità di guadagno.

    "Mi piace"

Rispondi a Paolo Cancella risposta

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...