Una delle cose più interessanti che ho letto negli ultimi giorni è sicuramente la trimestrale di Inditex relativa al periodo 1 febbraio – 30 aprile presentata oggi. Le pessime notizie erano un po’ scontate: le vendite sono crollate da 5,9 a 3,3 miliardi e questo si è tradotto in una storica perdita netta di 409 milioni contro un profitto di 734 milioni nello stesso periodo lo scorso anno. Forse anche peggiori sono i dati relativi agli ultimissimi giorni: il fatturato di maggio si è dimezzato e anche se ora più di metà dei negozi ha riaperto, il fatturato complessivo del gruppo tra il 2 e l’8 giugno è in calo del 34% e anche i negozi riaperti subiscono una contrazione delle vendite del 16%.
Notizie positive, come si attendeva chi segue questo blog, vengono dall’ecommerce (14% del fatturato di gruppo nel 2019) che ha dato una mano a contenere le perdite con una crescita nel trimestre del 50% spinto da un clamoroso +95% di aprile. L’obiettivo dell’azienda ora è di superare il 25% di fatturato realizzato on line entro il 2022 (+11 punti di incidenza sul totale in tre anni!) e per questo sarà investito un miliardo di euro.
Questo colossale investimento sull’ecommerce, ed è questo secondo me il messaggio più importante di questa presentazione, non significa rinnegare i negozi. I negozi rimangono fondamentali nel futuro di Inditex anche se dovranno essere diversi e a questo cambiamento saranno destinati investimenti ingenti.
E’ vero che saranno chiusi nel triennio 1.000-1.200 punti vendita, che rappresentano il 13-16% della rete attuale e il 10-12% della superficie complessiva, ma questi negozi sono responsabili di appena il 5-6% delle vendite e il 3-4% dei profitti ante imposte. Nonostante queste chiusure la superficie complessiva della rete fisica è destinata a crescere del 2,5% annuo per effetto di 450 nuove aperture. Saranno negozi più grandi, più belli, più sostenibili e in grado di offrire “una migliore customer experience” completamente integrata con l’esperienza on line.
In tutto il gruppo investirà da qui al 2022 quasi tre miliardi di euro per sviluppare il nuovo modello di retail omnichannel. Un segnale importante per il futuro del fashion retail. Naturalmente si tratta anche di una seria minaccia per chi pensa che passata l’ondata della pandemia si torni a fare retail come negli anni ’10.
PS Nella foto sopra uno scorcio del rendering del nuovo negozio di Barcellona preso dalla presentazione aziendale di oggi, sotto invece il temporary store sviluppato dalla mia allieva del Master in Retail Tiziana, Head of Ecommerce Zara Uk and Ireland, del quale avevo scritto qui

[…] Inditex – il gruppo di Zara, per intenderci – non lascia spazio a dubbi ed è ben analizzata sul suo blog da Romano Cappellari, Professore di Marketing e Retailing: saranno chiusi nel triennio 1.000-1.200 punti vendita (il 13-16% della rete attuale e il 10-12% […]
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[…] Inditex – il gruppo di Zara, per intenderci – non lascia spazio a dubbi ed è ben analizzata sul suo blog da Romano Cappellari, Professore di Marketing e Retailing: saranno chiusi nel triennio 1.000-1.200 punti vendita (il 13-16% della rete attuale e il 10-12% […]
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[…] temporalmente breve – 2 anni – ma piuttosto azzardato per settore, e passiamo alla relazione del primo trimestre 2020 stilata da Inditex, il Gruppo di Zara cui fanno anche capo i marchi Pull&Bear, Stradivarius, Bershka, Oysho, Zara […]
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[…] a hacer un breve salto temporal de dos años, aunque bastante atrevido por el sector, y pasemos al informe del primer trimestre de 2020 de Inditex, el grupo de Zara, en que también están las marcas Pull&Bear, Stradivarius, Bershka, Oysho, […]
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[…] a small jump forward in time – two years – but a big leap in terms of sector, and look at the report for the first quarter of 2020 drawn up by Inditex, the group containing Zara as well as the brands Pull&Bear, Stradivarius, Bershka, Oysho, Zara […]
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