Quanto vale il capolavoro di Palladio?

Preciso subito che non sto cercando di replicare una sorta di Totòtruffa e di vendere la Basilica Palladiana, il monumento simbolo di Vicenza e uno degli edifici rinascimentali più belli del mondo (vorrei dire il più bello, ma forse sono di parte). Sto invece cercando di capire se è giustificata la polemica che sto seguendo sui giornali in questi giorni tra l’Amministrazione Comunale di Vicenza e l’Ascom locale sull’aumento dell’importo che devono versare al Comune i titolari di bar e ristoranti che occupano con sedie e tavolini il suolo pubblico nelle piazze principali del centro storico.

Premesso che trovo logico che nessun acquirente di beni e servizi pubblici o privati gradisca pagare di più, e che provi quindi a contestare il prezzo, e che è anche più che naturale che il tema diventi subito scottante e venga cavalcato da qualche Consigliere Comunale di opposizione, mi piacerebbe affrontare la questione in una prospettiva di marketing.

Qui la questione diventa relativamente più semplice: come sa bene chi segue questo blog, quando ordiniamo uno spritz noi non stiamo acquistando solo un prodotto ma un’esperienza che è caratterizzata da numerose variabili tra le quali il contesto architettonico e l’atmosfera del punto vendita. Il suolo pubblico con vista sulla Basilica può quindi essere considerato un ingrediente di ciò che il cliente acquista, alla pari del Campari o dell’Aperol.

 È chiaro che, in particolare in primavera, l’esperienza di bere uno spritz all’interno di un bar di periferia è molto diversa da quella di consumare lo stesso prodotto seduto in piazza guardando il capolavoro di Palladio. I clienti sono diversi tra loro per gusti e preferenze e quindi ci potrà essere chi preferisce la prima così come altri preferiranno la seconda.

Posizionare tavolini e sedie per i clienti attorno alla Basilica ha un costo un po’ inferiore a un euro al giorno per ogni metro quadro occupato o, detto in altro modo, l’occupazione tipo di una ventina di metri quadri verrebbero a costare a un imprenditore una quindicina di euro al giorno. Se si ritiene che uno spazio di venti metri quadri di tavolini con vista Basilica attiri almeno una decina di clienti al giorno desiderosi di acquistare una “esperienza spritz” che oltre a Campari (o Aperol) contenga anche la Basilica, pagare questi 15 euro richiesti dal Comune è senz’altro un affare. In caso contrario è giusto contestare il prezzo richiesto.

Io adoro la Basilica e le piazze che la circondano e frequentandole spesso mi sono fatto anche un’idea a spanne di quanto può valere l’effetto Basilica sui ricavi di un punto vendita. Preferisco però non dirlo per non schierarmi in questo dibattito politicizzato.

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