Scandalo a Venezia

Un nuovo scandalo sta animando il dibattito sul turismo a Venezia: sette turisti italiani hanno consumato caffè e amari seduti davanti a uno dei bar affacciati su piazza San Marco ascoltando la musica dell’orchestrina e hanno pagato un conto complessivo di circa 100 euro. L’aspetto scandaloso della vicenda è che i sette hanno contestato il conto di circa 14 euro a testa e dopo aver alla fine pagato hanno spostato la polemica sui social media, polemica che è poi rimbalzata sulla stampa.

Ma 14 euro sono tanti per bere un caffè allietato dalla musica comodamente seduto in uno dei posti più belli del mondo? Forse per qualcuno ci sono esperienze più emozionanti, come vedere Messi giocare (e naturalmente segnare) al Camp Nou, o assistere dal vivo al concerto di The Wall interpretato da Roger Waters, ma sicuramente non si tratta di esperienze più a buon mercato della consumazione in argomento.

Certo, se uno cerca solo una sedia sulla quale sedersi a bere qualcosa, occupare un posto al tavolino di un bar in piazza San Marco è un’opzione un po’ cara (come sarebbe caro acquistare un biglietto per la partita al Camp Nou se si desidera solo una poltroncina sulla quale sedersi per novanta minuti). Come imparano anche gli studenti di economia al secondo anno, però, un’offerta di mercato è una combinazione di prodotti, servizi, informazioni ed esperienze. Sarebbe allora miope (per usare l’espressione introdotta nel marketing da Theodore Levitt ancora all’inizio degli anni sessanta) pensare che i bar in piazza San Marco stiano semplicemente vendendo una bevanda scura ricavata dalla polvere di caffè; la verità è che stanno invece vendendo innanzitutto un’esperienza memorabile e i 14 euro servono anche a sottolinearlo al cliente (oltre che per scremare la domanda tenendo liberi i tavolini per chi attribuisce un valore adeguato a questa esperienza). Scandaloso non capirlo: forse servirebbero più corsi di marketing per tutti.

34 pensieri riguardo “Scandalo a Venezia

  1. D’accordo al 100% con lei.
    Io spero vivamente che la notizia abbia avuto così risalto sui media per il semplice fatto che in pieno Agosto è difficile trovare valide notizie su cui discuterci sopra.

    Questi episodi fanno capire come i concetti base del marketing, scontati per chi studia questa disciplina (e per chi ha un po’ di BUON SENSO), siano totalmente sconosciuti a una buona percentuale della popolazione italiana. Ne ho sentite di tutti i colori, chi ha urlato allo scandalo, chi alla truffa, chi ha parlato di guardia di finanza.

    Comunque sia, come ho spiegato in un breve e discusso articolo pubblicato sul mio blog ( http://goo.gl/8HIGl0 ), credo che notizie come questa siano un toccasana per l’immagine di Venezia, perchè contribuiscono ad alimentare il mito dell’esclusività e del prestigio di quei locali. Non c’è amico straniero con cui abbia parlato di Venezia che non abbia accennato spontaneamente, e con aria incuriosita e affascinata, al costo dei caffè in Piazza San Marco. Curiosa sta cosa. Curioso anche il fatto che NON SIA UN FRENO al desiderio di visitare Venezia, anzi, spesso questi locali diventano una delle attrattive da fotografare…

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  2. Concordo in pieno con l’opinione dell’autore dell’articolo e preciso che lo scontrino in questione (di cui circola foto in rete da qualche giorno) includeva anche due alcolici. Che costano quindi di più di un caffè.
    I listini con i prezzi e i vari supplementi (musica, servizio nel plateatico) sono pubblici quindi ognuno e’ libero di scegliere.

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  3. STATE A CASA VOSTRA!!!!!!!!E SAREBBE TANTO…?ANDATE A PORTO CERVO O A MANGIARE SULLA TORRE EIFEL…E VEDIAMO CHE RAZZA DI PETTINATA CHE VI RIFILANO!!!!!!!VERGOGNATEVI..FATE I FIGHI E POI SIETE SOLO DEI NETTI…PEGGIO DEI BARBONI!!!!!!(CHE ALMENO LORO DI SOLDI VERAMENTE NN NE HANNO!!!!!)..RIPETO SATE A CASA VPSTRA!!!!VENEZIANO 100 PER CENTO!!!!WWWWW VENEZIA!!!!

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  4. Ma 14 euro sono tanti per bere un caffè stando comodamente seduto in uno dei posti più belli del mondo, allietato da buona musica e da uno scenario romantico e rilassante? Assolutamente NO! Se poi consideriamo che stiamo parlando del Caffè Lavena, uno dei locali storici italiani fra i più rinomati, con i tavolini situati di fronte ai mosaici della basilica di San Marco, davvero mi chiedo: di cosa stiamo parlando?
    Se fossi il proprietario del locale sarei probabilmente contento della protesta nata sul web, innanzitutto per la pubblicità gratuita, ma anche per l’allontanamento dei clienti “demoni” ed il conseguente avvicinamento di quel tipo di clientela che per l’esperienza, la tradizione, l’atmosfera e la location sarebbe disposta a pagare qualunque prezzo.

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    1. Ritengo sia più che giusto dover pagare 14 euro per consumare un semplice caffè in una delle piazze più belle del mondo. Infatti, in questo caso, il cliente non paga il classico caffè ma l’esperienza d’acquisto. Il cliente deve essere consapevole di questa situazione, e, disposto a spendere di più per il piacere di godersi questa piacevole bellezza. Lo stesso discorso dicasi per la scelta della località turistica dove trascorrere la propria vacanza. Il consumatore più attento sceglierà una metà meno rinomata in quanto dispone di un budget economico ridotto rispetto a colui che sceglierà mete più prestigiose (Sardegna o Formentera). Questo dimostra come l’esperienza e il servizio offerto, abbia un valore maggiore rispetto al prodotto.

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  5. Osceno quello che leggo! Nonostante la mia laurea in marketing internazionale, non riesco a concepire che voi possiate giustificare inverosimili costi relativi all esperienza del servizio. Non e’ la prima volta che citta come Venezia,Roma siano oggetto di inverosimili lievitazioni di prezzi sui menu di cui vittima e’ il turista. Libera concorrenza ok, prezzi piu alti in localita’ piu fashionable piu che compresibile ( per coprire anche elevati costi fissi) ma opportunismo no! Piazza San Marco e’patriminio pubblico, non sono i ristoratori che offrono tale spettacolo culturale, i prezzi vanno cmq relazionati al prodotto che si vende e al servizio offerto di cui Piazza San Marco non FA parte! La gente non deve studiare marketing, perche’ e’ proprio il marketing che Mira a vendere anche aria fritta utilizzando confetti come “esperienza del servizio” anche se poi il caffe’ e’ dusgustoso!

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    1. Mi spiace ma nessuno ti obbliga a bere un caffè proprio lì e nessuno ti obbliga se vuoi vedere la piazza a sederti proprio lì. Quel bar paga cifre altissime per stare lì, per allietarti con musicisti dal vivo e per poterti vendere caffè e amari. Non ti va bene quel prezzo? Ti prendi un caffè al bar della stazione e per la piazza ci passeggi senza sederti al bar.

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    2. E meno male che sei laureato in marketing.
      I prezzi sono esposti chiaramente, i tizi hanno cercato la polemica classica premeditata fotografando lo scontrino, storia vecchia.

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    3. Concordo con Vanessa , e vero che si può prendere un caffè da un altra parte ,come uno ha suggerito, ma piazza San Marco non è esclusiva dei ristoratori ma e patrimonio pubblico.x cui va bene alzare i prezzi ma senza esagerare!

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  6. Si potrebbe disquisire su quanto sia memorabile un’esperienza in questa piazza, seduti a questi caffè, con questi “compagni” di esperienza. Non si discute l’operazione di marketing in sé, che non fa una piega, ma il senso originario, la sua reale necessità. Perché se il valore aggiunto è la musica, basta passeggiare accanto ai tavolini e la si gode ugualmente senza sborsare una lira. Qual è il godimento di una esperienza simile? Il fatto di sapere che si sta facendo qualcosa di esclusivo, qualcosa che costa molto e che ti potrai permettere solo una volta nella vita. Ok, ci sta. Ma questo cosa aggiunge all’esperienza della città? Serve questo a ristabilire il legame di senso tra la piazza e ciò che in essa avveniva? No, anzi, fa l’esatto contrario. Diventa l’ennesimo modo per mostrarla come un museo, un oggetto raro da contemplare, più che come una città. Perché in quei caffè non si stava in silenzio ad ascoltare musica – oggi talvolta completamente avulsa dal contesto (c’era una volta in America, per fare un esempio) – ma si discuteva, si creava, si ideava: la Biennale è nata li. Il caffè in Piazza San Marco non è altro che un compare del giro in Gondola: punto fermo della stereotipizzazione della città. Quindi ciò che mi sconvolge non è il prezzo della consumazione oppure l’ingenuità velata di arroganza di questi turisti, bensì il fatto che nessuno abbia colto l’occasione per dire questo. L’assurdità non sta nel prezzo, sta nel profitto. Per salvare Venezia non basta avere competenze di marketing, serve conoscerne la storia.

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  7. L’autore di questo “brillante” articoletto poteva anche risparmiarsi l’invito al “marketing for dummies” perché siamo tutti perfettamente coscienti che bersi un amaro in piazza San Marco non è la stessa cosa che berlo dai cinesi in via dante a Scorzè, però il signore in questione dovrebbe rendersi conto che in tutte le cose della vita c’è una cosa chiamata senso della misura e questa semplice cosa ci suggerisce, primo che 42 euro di orchestrina sono un furto legalizzato e secondo che se è sacrosanto e giusto che un Montenegro in piazza san marco non possa costare come in bar a Borbiago è altrettanto sacrosanto e giusto che non possa costare 10 euro perché trattasi di insulto al buonsenso. E di contorno a tutto questo ci stanno alberghi a prezzi folli, barettti a prezzi assurdi per un birrino più tramezzino, ristoranti che ti inculano sia se chiedi scampi sia se chiedi wurstel e patatine, ristoratori ladri senza vergogna alla ricerca del giapponese a cui rifilare birra e frittura a 50 euro. E lasciamo stare la questione trasporti, specie quelli in gondola e relative tariffe. Poi i veneziani non si lamentino se Venezia muore e se soffre di solo pendolarismo, visto che per “godersi” Venezia serve un mutuo. Per cui è giusto che determinate cose acquistino maggior valore, anche un semplice caffè, se bevuto nella piazza più bella del mondo, ma non sta scritto da nessuna parte che tale bellezza si debba tradurre in un aumento indiscriminato del valore dei beni e servizi più semplici. Questo è senso di civiltà, altro che economia del secondo anno o marketing delle mie palle.
    La libertà di rifiutare, eventualmente, di usufruire di un determinato servizio solo perché ci si può rendere conto dell’entità della spesa sulla base del listino prezzi – il che è una banale ovvietà -, non implica che non si debba avere un adeguato senso della misura nell’attribuire il GIUSTO valore alle cose. Non a caso infatti parliamo di una città economicamente morta o quasi che vive sulle spalle del turista scemo e ingenuo a cui spillare ogni centesimo, cosa questa della quale ci si può accorgere anche senza essere studenti al secondo anno di Economia…

    P.S.
    Mi scusi, ma il parallelo calcistico fatto nel pezzo è del tutto fuori luogo e totalmente imparagonabile.

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  8. Perfettamente d’accordo con Natalino e ci tengo a precisare che con 14 euro non ci hanno bevuto solo il caffè, ma 4 su 7 di loro ci hanon preso anche l’amaro a parte, gli altri 3 la correzione. Cosa volevano ancora? pagare tutto 1 euro? vai 50 mt più in la, fuori dalla piazza e lo paghi 1 euro, addirittura come è stato dimostrato se il caffè lo prendevi in piedi nello stesso locale lo pagavi 1.10 euro… La cosa ridicola è appunto tutta questa gente che si riempie la bocca con “ladri” truffatori” etc… quando i prezzi erano in bella vista sia nel tabellone sia nel listino, supplemento musica compreso!

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  9. qualsiasi idiota è capace di leggere un menu con tanto di prezzo (senza contare che è esposto anche all’esterno) per cui hanno poco da lamentarsi. se volevano spendere poco c’era il bar dei cinesi poco distante.

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    1. Condivido il concetto che chi ha i soldi può permettersi di più e chi non li ha non deve sbavare per quello che non può permettersi. Unico punto da sottolineare: I PREZZI siano sempre indicati preventivamente in modi CHIARI.

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  10. A parte che l’autore del brillante articoletto “for dummies” sia uno stimato docente universitario… quanti delle migliaia di persone che hanno pontificato internet in questi giorni sono veneziani e sanno cosa c’è dietro a un caffè in piazza san marco?
    Solo per citare alcune semplici voci di costo (e quindi qua non siamo nel marketing ma nella mera ragioneria)
    1. In quelle zone il valore degli immobili supera ampiamente i 10/15 mila euro al metro.
    2. L’imposta sui plateatici è di circa 250.000 euro (pagata annualmente perché così prevede il regolamento comunale in quanto non attività ambulanti) a fronte di un utilizzo reale (tra stagione e acqua alta, che a san marco c’è un giorno si e un giorno no) di circa 150 giorni all’anno
    3. Al costo dell’immobile si devono sommare i costi dei accessori per i depositi e gli spogliatoi.
    4. Il servizio è svolto da camerieri professionisti non da studenti in pausa scolastica
    5. L’imu e le imposte sui rifiuti a venezia sono tra le più alte di Italia
    6. L’orchestrina non è il gruppo di amici che si trovano a fare qualche pezzo in garage ma un ensemble di direttori d’orchestra (e viene fatta pagare a parte proprio per evitare che il loro costo venga retrocesso anche a chi si siede quando non suonano)
    7. I costi di approvvigionamento delle merci in laguna sono tendenzialmente più cari rispetto alle altre città in quanto intermodali
    8. Il costo di manutenzione di questi locali sono altissimi (locali storici, soggetti ai vincoli della sovraintendenza e devastati dall’acqua alta per circa 100/120 giorni all’anno)

    A questo sommiamoci il fatto che puoi stare seduto anche ore, che sei in un posto unico al mondo e tutto il lato esperenziale che non deriva da costi vivi ma genera ugualmente valore e possiamo dire tranquillamente dire che 16 euro per un Montenegro sia un prezzo equo (questo poi non vuol dire che i proprietari non facciano valanghe di utili, anzi, ma se mettiamo in dubbio questo dobbiamo mettere in dubbio tutto un sistema economico. Allora sarebbe giusto pagare un jeans 10 euro, un computer 15, un’auto 1000 e così via).

    Un’altra domanda quanto cosa un amaro in centro a Roma, Milano, Firenze, Parigi, Londra?

    Quindi smettiamola di chiamare ladri i veneziani e ricordiamoci che venezia, che oggi ha oltre 22 milioni di turisti l’anno, viveva più che bene (anzi meglio) trent’anni fa con il triplo di residenti e un terzo di turisti.

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  11. Una sola cosa è importante: questi signori sapevano quanto avrebbero speso? I prezzacci contestati erano in vista su una lavagna? O erano ben nascosti? Per me basta questo a decidere chi ha ragione e chi no, e sottolineo che si tratta di un problema che appartiene quasi solo all’Italia.

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  12. Concordo con l’articolo, ma c’è una cosa a cui non si fa riferimento che secondo me gioca un ruolo nella vicenda: l’esposizione dei prezzi dei prodotti (o meglio, mancata esposizione). Mi sentirei di giustificare la protesta dei consumatori solo nel caso in cui non fosse possibile informarsi sul prezzo del prodotto, in caso contrario nessuno ha li ha obbligati a fermarsi in quel preciso punto di piazza San Marco. Bello e azzeccato il paragone calcistico, chi dice che non è coerente spieghi perché e non si limiti a una critica senza senso.

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  13. Sono pienamente d’accordo per quanto riguarda il valore dell’offerta, composto non solo da prodotti e servizi, ma anche da informazioni ed esperienze. Ciò giustifica pienamente il prezzo offerto.

    Secondo me lo “scandalo” (se si può definire tale) non è per il prezzo, ma per il fatto che i turisti non erano consapevoli del sacrificio che avrebbero sopportato per ottenere quei benefici. Questo problema può nascere da un’asimmetria informativa, cioè i prezzi non sono stati esposti in maniera chiara e visibile (allora sì, sarebbe uno scandalo); oppure per negligenza dei turisti (non sarebbe così scandaloso, ma forse sarebbe il caso di introdurre sistemi per creare maggiore consapevolezza a tutela dei consumatori).
    i 14 euro sono tanti? Dipende. Non esiste il prezzo giusto, ma dipende dai riferimenti che dà ciascun consumatore. In generale se lo valuto ad un costo opportunità superiore, allora 14 euro sono pochi; altrimenti sono tanti e si va in un altro bar. è un po’ per lo stesso motivo che non tutti abbiamo una ferrari, nonostante sapessimo del suo valore e prestigio.

    concludo lanciando una provocazione: L’anno scorso stavo con una ragazza che viveva e studiava a venezia. Ci capitava spesso di passare per piazza San Marco allietato da musica del bar e da uno scenario romantico e rilassante. Ovviamente non dovevamo spendere nulla in quanto la musica e la piazza sono beni “non rivali” e “non escludibili”. In questo caso i benefici aggiuntivi offerti dal bar non si ridurrebbe solo ad una sedia e un tavolino più qualcosa da bere? Insomma, un po’ come se l’ingresso al Camp Nou
    fosse libero e paga solo chi vuole una comoda poltroncina su qui sedersi per 90 minuti?

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  14. Sono stati versati fiumi di parole……..scusate ma non si risolve tutto con la pubblicita’dei prezzi. Se so quanto paghero’ prima di consumare non potro’ fare storie poi. Qualcuno paragonava il problema con l’ingresso ad uno stadio o ad un concerto, nel caso di specie si paga prima a prescindere da cio’ a cui assistero’ ……….meglio di cosi…….

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  15. Purtroppo è il problema Italia: manca trasparenza! Neppure il baruccio fuori centro in un paesino espone i prezzi in modo chiaro. Magari troviamo esposti solo quelli dei prodotti più economici e poi al momento di pagare ci viene detto che abbiamo preso il panino con maionese e costa il doppio di pane e salame. Viva Venezia con il caffè in Piazza San Marco a 20 euro ma che sia esposto chiaro il prezzo visibile prima di sedermi e al tavolo, non con una scritta minuscola a fine lista…
    Mea culpa: una volta solo ho avuto il coraggio di alzarmi e uscire da un ristorante dopo che avevo visto il menu, in particolare dopo che mi venne detto che il menu economico visto fuori era valido solo nei giorni feriali (se era indicato, doveva essere proprio in piccolo).

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  16. l’italia è come il marocco? bisogna chiedere prima di sedersi quanto si spenderà se no ti truffano? una cosa è certa col casso che ghe vo a ber il caffè lì.
    Vorrei far presente che l’italia non è l’unico posto al mondo e se dai turisti bisogna esigere rispetto, bisogna anche darlo.
    un veneto deluso nel vedere la città più bella al mondo comportarsi da barbona

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  17. Alla fine mi sembra che si dovrebbe ragionare così; voglio sedermi a prendere un caffè; domando prima quanto mi costa; se ritengo di voler fare la spesa mi siedo, se no vado da un’altra parte ; è sbagliato ?

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  18. Non si può dare un valore assoluto ad un servizio (o, come in questo caso, somministrazione), altrimenti avremmo lo stesso prezzo in tutto il mondo. Il costo è dato da una serie di valori reali (i costi) e da aspetti immateriali: per l’appunto il valore aggiunto dato dalla percezione sensoriale, e quindi location, musica, qualità del prodotto e qualità del servizio.
    Ho sentito molte volte una polemica simile sui prezzi di locali (bar, come ristoranti ed anche alberghi), che io ritengo del tutto priva di senso. Provo a spiegarmi meglio; ciascuno di noi attribuisce un ordine di priorità ai propri gusti ed alle relative spese, esemplificando c’è chi preferisce spendere molto per un abbonamento allo stadio ed altri per una esperienza sensoriale in un ristorante da 200 euro a persona. E nessuna delle due scelte è sindacabile, in quanto personale.
    Ma chi preferisce spendere i soldi allo stadio, o in auto costose, o altro ancora non può arrogarsi il diritto di giudicare chi vuole spendere in piazza San Marco o sulla Terrazza Danieli (anche Cipriani è notevole a Venezia). Quando scelgo un locale so già quanto mi costerà, in linea di massima, ed in questo momento sono libero di scegliere o meno. Senza poi lamentarmi del costo, a meno che il servizio e la qualità non ne siano all’altezza

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  19. Non mi sono speso nel leggere tutti i lunghi commenti che seguitano l’articolo (se non i primi) ma penso che la questione vada contestualizzata. Troppo spesso i giornali rendono le notizie fuorvianti dandoci scarse informazioni per poter valutare con giudizio. I 14€ potrebbero risultare eccessivi come ridicoli e questo è un dato di fatto. Il punto della questione è, secondo me, se l’informazione del costo di questa esperienza fosse conosciuto e facilmente conoscibile a priori. Sembra una cosa scontata ma non lo è. Personalmente, e penso che sia cosa capitata non solo a me, in città che non si conosce ci si ferma a bere un caffè senza neanche guardare il menù. Non dico che sia una pratica accorta, ma in linea di massima si associa un valore d’uso ad un caffè pari ad 1€/1,2€ al tavolo. La stima del prezzo tende a salire se contestualizzata in ambienti prestigiosi o, come in questo caso, d’arte. Da qui ad arrivare a 14 € abbiamo un grosso range difficile da colmare. Un consumatore accorto avrebbe dovuto sicuramente porsi la domanda a priori insospettito anche dalla location che suggerisce prezzi diversi dai consueti. Ma anche in questa situazione credo che saremmo incorsi in delle difficoltà poiché spesso i menù sono poco chiari per quanto riguarda il prezzo del servizio soprattutto in località turistiche quali Venezia. Mi chiedo appunto quanti di questi 100 € di scontrino siano dati al servizio offerto e quanti al mero prodotto consumato. È questo secondo me il nocciolo della questione: la chiara trasparenza non del prezzo, ma di ciò per cui sto pagando. Servizio o prodotto? In base a questo deciderò quanto sarò disposto a pagare. Altresì, se non comprendo cosa sto pagando, si incorre in incomprensioni che fanno nascere indignazione nel non vedere questo valore atteso rispecchiato.

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  20. Mi trovo pienamente d’accordo con quanto sottolineato nel post.
    Capita spesso nella vita di tutti i giorni di partecipare a discussioni con propri amici e conoscenti, dibattendo su presunte ingiustizie e cosiddette “fregature” in cui capita di incappare.
    Leggendo il post infatti mi è venuto spontaneo associare tale trattamento, ritenuto da alcuni ingiusto, alle tante lamentele che tutte le estati si sentono in Sardegna riguardo a prezzi troppo alti per: parcheggi nelle spiagge, ombrelloni, lettini, aperitivi fronte mare e cosi via…
    Ritengo infatti che in tutte queste situazioni non ci sia mai stata volta in cui il cliente fosse stato obbligato a pagare quel “servizio” a tale prezzo. Ogni scelta di consumo viene sempre fatta spontaneamente dal consumatore, il quale è libero di selezionare in base alle proprie esigenze e necessità ciò che più lo soddisfa in termini di servizio offerto e soprattutto prezzo.

    A riguardo, è interessante l’articolo seguente del Corriere della Sera ( http://www.corriere.it/cronache/13_agosto_25/phi-beach-scontrino-twitter-sardegna-briatore_67ea38de-0d90-11e3-a0ce-befba0269146.shtml )
    Viene ripresa la questione di Venezia, associandola a quanto successo in Costa Smeralda. Ad un commento di Briatore, al quanto “populista” e ruffiano, prontamente risponde il locale attaccato, con il quale mi trovo pienamente d’accordo. Viene sottolineata la piena libertà del cliente di consumare o meno all’interno del locale a dei prezzi comunque chiaramente esposti nel listino.
    Un turista, quando viene in Sardegna a Stintino o in Costa Smeralda, così come anche a Venezia in Piazza San Marco, è consapevole che dovrà pagare un prezzo elevato per il servizio e l’esperienza unica offerta, spesso in paesaggi unici nel proprio genere.

    Ritengo quindi che sia pieno diritto dei commercianti, in determinate occasioni, adottare certe strategie di pricing, dal momento che, finché si trova chi è disposto a pagare….perché non farlo!?!?!?

    Perciò, Briatore, se certi prezzi per te sono troppo alti…beh restatene a casa…..oppure, come faccio io, cerca un’alternativa più economica 😉

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  21. A mio parere il problema sta proprio nel fatto che vivere esperienze di questo genere ha un suo prezzo, spesso elevato e non accessibile per una buona parte dei consumatori, i quali in questi casi pur non potendo permettersi simili spese, non intendono comunque rinunciarvi.
    Questo è un malcostume che ha portato tanta gente a spingersi oltre le proprie possibilità economiche (non è sicuramente il caso di Briatore, il quale ha sollevato una polemica sterile ed al limite del ridicolo in Sardegna) per poi lamentarsi senza avere evidentemente valide argomentazioni
    In sintesi se bere un caffè in piazza San Marco non è un bisogno fondamentale, ed aspettarsi una simile stangata è sinonimo di intelligenza e buonsenso, dunque evitabile, queste polemiche sono prive di un vero fondamento. Se questo genere di spese non rientrano nelle proprie possibilità, il tutto appare più che altro come un “me la sono andata a cercare”, inutile lamentarsi.

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