Le quattro regole di Matteo per il retail

Si sono appena concluse le quattro giornate entusiasmanti del Lumen Festival, da anni uno degli eventi più sentiti nella programmazione culturale vicentina che aveva dovuto saltare come tanti l’edizione 2020. Il successo del Lumen anche in un anno complesso come questo non è arrivato per caso, ma si basa su quattro colonne che il mio amico Matteo Gaser (mente dell’evento: per conoscerlo potete andare qui) dimostra di avere ben presenti:

  • Brand. Lumen Festival ha da anni un’identità molto chiara, si tratta di un boutique festival dedicato alla musica indie italiana con un occhio di riguardo per le band giovani selezionate con attenzione e lungimiranza (nell’edizione 2018, ad esempio, partecipavano gli allora quasi sconosciuti Coma Cose). Spesso non conosco gli artisti nella scaletta del Lumen, ma mi fisso le date in agenda comunque perché sono sicuro che questo evento mi aiuterà a scoprire qualcosa di interessante e la promessa del brand viene manutenuta anno dopo anno.
  • Mix di offerta. Dietro alla garanzia del brand non c’è però un prodotto omogeneo e adatto a un solo target, ma un mix di proposte in grado di coinvolgere nelle diverse serate target differenti. La programmazione di quest’anno spaziava quindi dagli Psicologi ai FASK con in mezzo un mix di proposte che andavano da Mecna ai BNKR44 ai Post Nebbia (la band padovana fotografata sopra che consiglio di ascoltare: questo è l’ultimo album) ai simpaticissimi vicentini Antartica (il loro Trenitalia sarà la nuova colonna sonora del mio pendolarismo 😄). Boutique festival sì, ma non un evento rivolto a una micronicchia e per questo non in grado di sostenersi in una realtà di provincia.

  • Location. Il festival nelle ultime edizioni si era svolto nei parchi del centro storico di Vicenza mentre quest’anno ha optato per un’altra location suggestiva e di grande impatto: lo Spark, un’area polifunzionale sulle rive di un lago a Torri di Quartesolo, uno dei paesi della cintura urbana di Vicenza. Non c’è dubbio che questa location scenografica (che vedete nelle foto) ha contribuito a valorizzare l’offerta aumentandone ulteriormente la qualità percepita.
  • Customer experience. Si va al Lumen Festival per ascoltare musica, ma la qualità dell’esperienza di un festival non è fatta solo di musica, ma anche di mille altri dettagli: l’offerta food naturalmente, e poi tutte le modalità di accesso alla musica e ai servizi offerti. Oltre a una ricca varietà di alternative di ristorazione con tavoli in riva al lago, il Lumen Festival si è distinto per la grande attenzione alla sicurezza con l’obbligo del green pass per l’area concerti e l’offerta di un punto tamponi e alla gestione dei pagamenti con la possibilità di pagare tutte le consumazioni direttamente attraverso la app Nowr senza l’obbligo di portarsi contante o di ricorrere agli scomodi token.

Qui ho parlato di festival, ma penso che l’articolo non interessi solo gli aspiranti creatori di festival musicali perché in realtà si tratta delle regole che deve seguire chiunque voglia gestire un’attività retail.

PS Un grandissimo grazie a Matteo e a tutti i volontari che hanno lavorato per offrirci questi quattro giorni bellissimi.

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