Il primo post di questo drammatico mese di marzo non può che essere dedicato al tema che è al centro delle nostre preoccupazioni, il coronavirus. Naturalmente tratterò l’argomento restando nel mio ambito di competenza, dando tre consigli di marketing alle aziende di un settore lifestyle che seguo da tempo con interesse: il mondo del calcio che sembra più di altri impreparato di fronte all’evoluzione degli eventi.
- Ricordate che il calcio è meraviglioso, ma non è la cosa più importante. Io amo il Lanerossi Vicenza, ma amo di più la mia famiglia e i miei amici e vorrei che le decisioni che prendono le aziende di questo settore avessero come unica preoccupazione la salvaguardia della salute di tutti (giocatori compresi), non la classifica.
I litigi tra dirigenti delle principali aziende del settore impegnati a portare acqua al loro mulino, le offese e la diffusione di teorie complottistiche distruggono la credibilità del settore e hanno un costo reputazionale che si rifletterà inevitabilmente sul valore dei brand e sui ricavi futuri. Personalmente li trovo anche un po’ grotteschi in in momento in cui siamo tutti preoccupati principalmente per la salute dei nostri anziani e degli amici immunodepressi. - Il calcio senza pubblico è tristissimo: evitatelo. Le partite a porte chiuse non sono solo un problema per i bilanci, ma sono soprattutto uno spettacolo deprimente in grado di spegnere in molti la passione per il calcio. Visto che non si tratta di un bene di prima necessità, do ai manager del calcio lo stesso consiglio che darei a qualsiasi altra azienda del mondo lusso e lifestyle: è meglio sospendere l’attività piuttosto che offrire un prodotto inadeguato danneggiando l’immagine dell’offerta.
NB Qualche amico ottimista mi ha scritto che c’è il “problema” di terminare i campionati prima che inizi il campionato europeo, ma io considero scontato che con la situazione che ci riportano i giornali oggi il campionato europeo sia destinato a slittare. - Gestite le relazioni con i vostri clienti con una prospettiva di lungo periodo. Cosa fare con i clienti fedeli, gli abbonati, che hanno già pagato per un prodotto che non possono avere? Non mi interessa il punto di vista giuridico e contrattuale perché dal punto di vista del marketing la risposta può essere una sola: mostrate che il rapporto con loro vi sta a cuore e prevedete delle forme di compensazione. Non deve trattarsi necessariamente di un rimborso in denaro, può essere anzi più efficace l’omaggio di una maglia, una sciarpa, o magari uno sconto sull’abbonamento del prossimo anno.
La cosa importante è agire subito perché il modo in cui si gestiscono le relazioni con i clienti in questi momenti è fondamentale per la costruzione di una relazione d lungo periodo che sia sana e redditizia.
PS La foto che illustra l’articolo l’ho scattata qualche mese fa a Berlino, in uno dei momenti di gioia e divertimento legati al calcio che spero di poter rivivere presto.
Lo sport aiuta a non restare soli ma è arrivato il momento di parlare la stessa lingua. Tutto ci appariva distante, vedevamo in tv le spettrali immagini di Wuhan come un film al cinema. Adesso il nemico è qui. Il coronavirus, invisibile ai nostri occhi, sfida pure lo sport, vulnerabile di fronte al pericolo. Il calcio ci ha sempre offerto l’ illusione di un posto dove i guai del mondo non entrano. E l’ unico vaccino che conta per il momento è quello della lontananza. Calcio, Basket, Motori si sono già fermati in tutto il mondo. Non dobbiamo arrenderci di fronte all’ emergenza: tutto è diventato velocissimo, contro un avversario che sembra poter cambiare le regole a suo piacimento. Abbiamo provato a resistere ma alla fine ci siamo dovuti arrendere. “The Show must GO ON” cantavano i Queen; ma lo sport, per una volta, è stato giustamente costretto a fare un passo indietro
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