Cosa ricordare del 2017

Le ultime ore del 31 dicembre sono sempre un momento di riflessione sull’anno che sta finendo e sui momenti importanti che lo hanno caratterizzato. Per me, oltre a che per tanti ricordi tristi e allegri, questo 2017 resterà significativo anche per una particolarità: per la prima volta nella storia del mio bilancio annuale le spese per partecipare a concerti hanno superato quelle per acquistare abbigliamento e accessori.

Lana Del Rey e i Red Hot Chili Peppers a Parigi, i Duran Duran e i Moderat a Treviso, Franco Battiato a Palmanova, Carmen Consoli a Strà, i Coldplay a Lipsia e, per finire in bellezza, Phil Collins a Birmingham: l’anno che sta finendo è stato per me veramente ricco di concerti emozionanti che mi hanno lasciato bellissimi ricordi (oltre a un cassetto pieno di t-shirt ufficiali). È un aneddoto personale, ma penso che possa essere un utile spunto di riflessione di fine anno anche per chi segue questo blog perché aiuta a tenere presente una previsione che aveva formulato a metà febbraio BCG presentando a Milano la quarta edizione del suo The True-Luxury Consumer Insight.

Tra i tanti spunti interessantissimi di questo rapporto (che consiglio vivamente di leggere agli appassionati di queste tematiche e che potete trovare qui sul sito di Altagamma), ci sono le previsioni sull’evoluzione dei consumi di prodotti di lusso nel periodo 2016-2023. Le previsioni per il futuro del “settore” sono complessivamente positive, con un tasso di crescita medio annuo stimato tra il 4 e il 5%. Questo numero però è la sintesi di due dinamiche molto diverse tra le sue componenti: mentre il mercato dei beni personali è destinato a crescere del 2/3% all’anno, il mercato del lusso esperienziale si stima che progredisca a un tasso più o meno doppio del 5/6%.

Si tratta di un fenomeno globale ma che si accentua in particolare in Europa, dove i cosiddetti “experiencer” rappresentano già il più consistente tra i segmenti che compongono il mercato del lusso (questo segmento vale invece in Cina ancora solo il 4% del totale). Per chi ha gli armadi pieni un’esperienza da ricordare ha spesso un valore più alto di un nuovo abito, e di questo in futuro i marketing manager dovranno tenere conto ancora di più.

Concludo augurando a tutti un buon 2018 con un video che, al minuto 3.41, contiene uno dei momenti più emozionanti del mio 2017.

3 pensieri riguardo “Cosa ricordare del 2017

  1. La riflessione in merito a queste tematiche è d’obbligo, in un settore come quello del lusso che più di altri deve saper rispondere in maniera efficiente ai cambiamenti nel comportamento dei consumatori. A conferma di quanto queste tematiche siano di enorme importanza, ritroviamo una riflessione al riguardo anche sul Luxury Goods Worldwide Market Study, aggiornamento (pubblicato lo scorso 22 dicembre) del famoso studio di Bain & Company. Lascio una breve citazione che tocca i punti salienti della questione, sperando di fornire ulteriori spunti di riflessione:
    “Luxury brands have grown accustomed to presenting a monologue about themselves in stores that feel like temples. Increasingly, they will need to transform stores into places that feel like home, delivering distinctive, immersive experiences and engaging in a genuine dialogue with customers.”
    Una chiara conferma, dunque, della centralità dell’esperienza in store. Sarà interessante vedere come i vari brand sapranno rispondere a queste esigenze del nuovo consumatore del 2018.

    Buon Anno a tutti!

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  2. Qualche giorno fa facendo zapping mi sono imbattuta in un servizio televisivo di un programma di lifestyle e in riferimento a questo articolo e, in particolare, a quanto un’esperienza sia più appagante dell’acquisto di un nuovo abito ho pensato che questo topic potesse essere interessante da condividere.
    Mi riferisco alla Maglia Nike Nba Connected: “molto più che una maglia”
    Scaricando sullo smartphone la app Nike connect e facendo tap-in sull’etichetta tipica che sta nella parte bassa della maglia, colui che acquista questo particolare capo ha la possibilità di accedere a contenuti multimediali e soprattutto riservati: conoscere la squadra, assistere alle partite, conoscere segreti sui cestisti (le loro canzoni preferite per esempio) , commenti salienti delle partite discussi dal proprio giocatore preferito, il calendario delle partite della stagione,acquistare biglietti ed offerte esclusive.
    Nike, fornitore ufficiale maglie NBA 2017/2018, la definisce “La canotta connessa”. Una nuova tecnologia applicata al mondo del Basket per creare una cult loyalty a tutti gli effetti. Qualcosa di esperienziale, ma non tanto legato al processo di acquisto in sé ma a tutto ciò che viene dopo; un’acquisto che crea una connessione continua tra tifoso, squadra e brand!

    Vi allego un video in merito

    Buona giornata 🙂

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  3. Il retail tradizionale sta cambiando, velocemente, anzi è già cambiato moltissimo con la rivoluzione copernicana digitale: a fare il punto sul presente e sul futuro del retail nella moda e nel lusso è l’interessante studio “Frontier(less) Retail”, pubblicato da The Innovation Group (scaricabile qui: http://www.upa.it/static/upload/fro/frontierlessretailexecsummary-160614205709/frontierlessretailexecsummary-160614205709.pdf).
    Un report futuristico, dove si depreca chi pensa che “innovare” sia inondare il proprio store di schermi interattivi, e che esamina invece le potenzialità di realtà virtuale, intelligenza artificiale, marketing emozionale, droni e robot capaci di leggere le emozioni del cliente tramite complesse tecnologie cognitive.
    Il retail del futuro, infatti, sarà sempre più “esperienziale”, come lo sarà d’altra parte il lusso e per questo è sulla strada giusta chi, come Ralph Lauren, Prada, Gucci, investe anche in café e ristoranti: in futuro, però, le esperienze si evolveranno in «eventi artistici, scientifici, meglio se visivamente spettacolari, in modo da essere condivisi su Snapchat o Instagram, si legge nel report.
    Si punterà anche sul volontariato, sul benessere, e anche su attività di crescita personale o festival che uniscano innovazione, spiritualità e corretta alimentazione».
    Certo, questo pone delle enormi sfide creative, perché dei brand si apprezzerà non più il logo o i prodotti in sé, ma le esperienze che sapranno proporre, un aspetto molto più soggettivo di un mero prezzo.

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