La sfida di Cate per il lusso

Il mercato del lusso sta cambiando.

Lo ricordano impietosamente le trimestrali dei grandi brand negli ultimi mesi, ma lo ribadisce anche questa immagine di Cate Blanchett sul red carpet al Festival del cinema di Venezia.

Come hanno prontamente rilevato tutti i siti e magazine specializzati, infatti, la diva ha riutilizzato a Venezia un capo Armani Privé che aveva già esibito in un’occasione ufficiale qualche anno fa.

C’è anche un altro dettaglio interessante nel contesto più ampio dello scatto: giusto qualche ora prima che Blanchett facesse la sua comparsa a Venezia in Armani, era stato ufficializzato il suo nuovo ruolo di Global Brand Ambassador Uniqlo.

Il messaggio che lancia questa immagine al mondo del lusso mi sembra allora chiaro: sono passati i tempi del consumo bulimico alla ricerca dell’ultima novità, una pratica insensata quando si possiedono nel guardaroba capi belli e senza tempo come questo di Giorgio Armani, ma anche poco etica perché è proprio l’abitudine di continuare ad acquistare capi che si utilizzano poco una delle cause dell’insostenibilità ambientale del sistema moda.

Non solo, sono anche passati i tempi in cui i brand del lusso potevano contare per la crescita su un portafoglio di clienti fedeli sui quali fare comodamente cross selling: non c’è infatti contraddizione per un consumatore consapevole come Cate Blanchett nel passare da un abito di Armani a una camicia di Uniqlo perché sa di poter trovare da quest’ultimo “capi che non passano di moda, semplici, di qualità, accessibili e durevoli” (sono le parole usate da Blanchett nel comunicato stampa). Non basta più quindi solo l’heritage per conquistare il consumatore alto spendente, ma serve una proposta che sappia dimostrarsi giorno per giorno superiore a quella che brand mass market come Uniqlo sono in grado di portare sul mercato.

La sfida è impegnativa: quali brand sapranno vincerla?

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