Come nasce il menu di un ristorante in una delle sempre più frequenti operazioni che vedono uno chef stellato mettersi al servizio di un grande brand del lusso?
Una chiave di lettura illuminante ce la offre il comunicato stampa nel quale Anne-Sophie Pic, la donna chef con il maggior numero di stelle Michelin al mondo, annuncia l’apertura del nuovo Cafè Dior by Anne-Sophie Pic presso la boutique del brand a Ginza (Tokyo), apertura che è stata poi seguita una decina di giorni dopo da un’altra inaugurazione a Chengdu (Cina).
Il punto di partenza, spiega la chef, è stata una “exploration of the house’s archives” e “Christian Dior’s epicureanism has guided my elaboration of an elegant, gourmet culinary proposal around the oval”.
Nel processo sintetizzato in questo comunicato sta proprio la discontinuità rispetto alle collaborazioni estemporanee tra chef e brand del passato: in progetti come quello di Dior lo chef lavora come il direttore creativo, partendo dagli archivi della maison e dall’heritage del fondatore, perché il ristorante non è una mera diversificazione, ma uno dei modi attraverso i quali si esprime il brand, al pari di borse e vestiti.
È un tema che seguo da tempo con le mie pillole quotidiane e al quale ho dedicato anche un capitolo del mio nuovo libro (se avete voglia di leggerlo durante le vacanze, lo trovate qui). Ora non mi resta che volare di nuovo a Tokyo per studiare, cioè assaggiare, il caso sul campo.