Qual è il vero core business di Patagonia?

In occasione dell’uscita del mio nuovo libro Marketing e brand activism avvenuta venerdì scorso, condivido alcune riflessioni su uno dei casi che ho analizzato nel capitolo che apre il volume, Patagonia.

Patagonia non è, come potrebbe sembrare a un osservatore distratto, un’azienda di abbigliamento outdoor, ma è un’organizzazione che persegue l’obiettivo di “salvare il mondo” impegnandosi in tutte le attività che possono contribuire a raggiungere questa missione.

Ne avevo scritto qui qualche tempo fa in occasione dell’acquisizione di Moonshot, un’azienda specializzata nella produzione di snack climate friendly, da parte di Patagonia Provisions, il ramo di Patagonia dedicato al food sostenibile. Provisions è “more than just another business venture. It’s a matter of human survival” spiega il fondatore dell’azienda Yvon Chouinard sul sito aziendale illustrando l’impegno di Patagonia nel food.

Un’azienda da sola non può però ambire a salvare il mondo: bisogna che di consumatori consapevoli adottino dei comportamenti coerenti con l’obiettivo.

Ecco allora che per perseguire l’obiettivo di formare e informare i consumatori, Patagonia è diventata anche editore e ha pubblicato lo scorso anno The New Fish: The Truth About Farmed Salmon and the Consequences We Can No Longer Ignore, l’edizione americana di un volume norvegese dedicato agli allevamenti di salmone.

Probabilmente il vero core business di un’azienda che ha l’ambizione di cambiare il mondo, dando un contributo sostanziale ad affrontare il tema del #climatechange, non è allora né il fashion né il food, ma la diffusione tra i consumatori di una maggiore consapevolezza delle conseguenze dei loro (nostri) comportamenti.

Un caso affascinante di azienda purpose driven che pensa al nostro futuro, ma anche uno spunto di riflessione sull’irrilevanza delle tradizionali classificazioni settoriali nel nuovo protagonismo dei brand.

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