Sapete cosa produce l’azienda che è stata acquistata da Patagonia un paio di settimane fa?
Meno di un quarto di chi ha partecipato al tradizionale quiz domenicale sul mio canale Telegram 💊 ha indovinato che l’acquisizione, evento raro visto che Patagonia non ne ha fatte altre negli ultimi vent’anni, riguardava Moonshot, una giovane azienda specializzata nella produzione di cracker climate friendly.
La notizia potrebbe apparire strana in una visione tradizionale, e direi sorpassata, dei confini di settore, quando una mossa di questo tipo sarebbe stata definita un esempio di (rischiosa) diversificazione non correlata.
Patagonia non è però un’azienda di abbigliamento, e nemmeno solo un’azienda dedicata al mondo all’outdoor o a un lifestyle ecofriendly, ma un’azienda guidata dal purpose di “salvare il mondo”.
È innegabile che l’impatto sul nostro pianeta delle scelte che compiamo a tavola è gigantesco e quindi alla domanda “Why is Patagonia making and selling food?” il fondatore Yvon Chouinard ha risposto che “the real question, to me, is how could we not?” creando così Patagonia Provisions, la business unit dedicata al food & beverage.
La domanda di partenza da porsi per definire le strategie aziendali in una prospettiva purpose driven non è più quindi “quali attività mi consentono di sfruttare meglio le mie risorse e competenze”, ma “quali attività sono coerenti con il purpose che guida le mie azioni”.
Patagonia è per molti versi un’azienda precorritrice di quello che rappresenta però secondo me un cambiamento di prospettiva con il quale dovranno fare i conti tutti, perché è quello che dalle aziende si attendono sempre più clienti, collaboratori attuali e potenziali e in fin dei conti, la società intera.