Da Autogrill a Louis Vuitton: cosa mangiano i viaggiatori

Cosa hanno in comune il panino Alpino lanciato il mese scorso negli Autogrill pedemontani italiani, l’Eataly aperto poco meno di un anno fa a Fiumicino, il golosissimo I dolci di Agata di Lagardere che impreziosisce da qualche mese l’Aeroporto di Catania e il ristorante appena inaugurato da LouisVuitton in collaborazione con lo chef tristellato Yannick Alléno all’aeroporto di Doha?

Sono quattro modi diversi per inserirsi in un trend interessante che caratterizza oggi la ristorazione per chi viaggia.

Un articolo di Bain uscito all’inizio dello scorso anno (ne avevo parlato anche nelle pillole 💊 ) avvertiva come il mondo del travel retail fosse destinato a vedere in futuro una minore incidenza di viaggiatori per lavoro, perché una parte dei meeting resterà su Zoom, ma anche un rallentamento della crescita dei tradizionali acquirenti del lusso.

Le stime dell’Osservatorio Altagamma, infatti, prevedono che l’incidenza del travel retail nel mercato del lusso si collocherà alla fine di questo decennio in una forchetta tra il 4 e il 6%, a fronte di un 6% raggiunto nel 2019 (anche se in un mercato destinato a essere comunque molto più grande in valore assoluto).

Dove invece il mercato sembra offrire le occasioni più ghiotte è nel food, che non a caso un articolo di Vogue Business dell’altro ieri definiva “the new luxury” per la generazione Z. Non si tratta però della tradizionale ristorazione per chi viaggia fatta di brand globali con formule standardizzate uguali in ogni aeroporto, autostrada o stazione del mondo, ma di un’offerta di esperienze uniche per cui il luogo di transito diventa luogo di scoperta e parte dell’esperienza del viaggio.

Si tratti del panino con speck, formaggio Valtellina Casera DOP e maionese ai funghi che posso assaggiare solo in una trentina di aree di sosta dell’Italia settentrionale, delle specialità che valorizzano ingredienti locali dello chef Alléno nel lounge di Doha o dei cannoli freschi di Catania, in viaggio non si mangia solo per sfamarsi, ma anche per divertirsi e per imparare qualcosa sul territorio che attraverso.

PS Visto che i miei amici sicuramente se lo stanno chiedendo, dopo circa un quarto di secolo da (piccolissimo) azionista Autogrill, ora sono azionista Dufry.

Lascia un commento