Cinque parole per capire il futuro di Moncler (e della moda)

Fin dai tempi della IPO di sette anni fa considero i comunicati, le presentazioni e i documenti finanziari pubblicati da Moncler che traducono le geniali visioni di Remo Ruffini una continua stimolante fonte di ispirazione per riflettere sull’evoluzione del mondo del lusso e dei prodotti lifestyle.

Anche le due pagine di comunicato del 27 luglio che accompagnano la più brutta semestrale dell’era Ruffini dell’azienda, la prima chiusa con un risultato negativo, contengono dei messaggi molto interessanti dai quali ho estratto cinque parole chiave che riassumono le priorità strategiche di Moncler sulle quali secondo me è bene che riflettano tutte le aziende del settore in questa seconda metà del travagliato 2020.

1. Digital first: ogni attività, dallo sviluppo delle collezioni alla pianificazioni di eventi, va pensata in primo luogo per un touchpoint digitale perché sempre più spesso qui avviene il primo contatto con i clienti.

2. Internalizzazione: in un approccio digital first l’ecommerce è il cuore del network di vendita con un tasso di crescita che dovrebbe portarne il raddoppio in tre anni (oggi è al 10%). Questa attività va quindi internalizzata perché è diventata una cosa troppo delicata e importante per essere lasciata completamente nelle mani di un partner, anche se si tratta di un partner bravo come Yoox Net-A-Porter Group.

3. Digital engagement: il web non è solo vendita e pubblicità, ma rappresenta un canale per coinvolgere il cliente facendolo partecipare a delle branded experience. Non a caso Moncler dichiara di volersi ispirare al mondo dell’entertainment e la nuova funzione aziendale dedicata alla digitalizzazione si chiamerà “Digital, Engagement and Transformation”.

4. Clienteling: l’utilizzo della tecnologia non si sostituirà alle relazioni personali one-to-one, centrali in particolare nel mondo del lusso, ma offrirà piuttosto nuovi strumenti per supportare e arricchire tali relazioni, dai video messaggi alle vendite a distanza, agli appuntamenti digitali.

5. Smart data: al cuore della strategia digitale ci sono naturalmente i dati. La cosa importante, sottolinea il comunicato Moncler, non è tanto avere più dati (i mitici big data …), ma integrarli con informazioni di tipo qualitativo per farli diventare smart data da mettere al servizio dell’arricchimento delle relazioni con il cliente e del miglioramento delle decisioni aziendali.

La visione mi sembra chiara e la strada ben tracciata, ora manca la parte più difficile: implementarla velocemente, e non sarà una passeggiata. Per chi volesse approfondire questo tema consiglio come lettura per l’estate il nuovo libro del mio allievo Gianluigi Zarantonello (ora WW Director of Digital Solutions in Valentino) che ho recensito qui.
Buon agosto!

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