È lui il più fico nell’Italia del retail?

Narra la leggenda (riportata da Anna Sartorio nel volume “Il mercante di utopie”) che quando al famoso poeta e sceneggiatore Tonino Guerra fu proposto di fare da testimonial per i negozi di elettrodomestici di Oscar Farinetti, accettando lui abbia esclamato “mi piace questa voglia che hai di mettere un po’ di poesia vicino a quei prodotti di merda che vendi”.

L’idea di mettere la poesia tra i prodotti (questa volta prodotti deliziosi) è stata la base sulla quale Farinetti ha successivamente dato vita a Eataly, un’azienda che, nonostante lo scetticismo iniziale con il quale è stato accolto il primo negozio torinese dieci anni fa, è cresciuta fino a diventare una multinazionale destinata a superare nel 2017 il mezzo miliardo di fatturato.

Ora però Oscar Farinetti ha lasciato Eataly nelle mani del management e si sta concentrando su una nuova ambiziosa sfida: FICO (acronimo che sta per Fabbrica Italiana Contadina) Eataly World, un luogo che ho avuto la fortuna di poter visitare in anteprima a pochi mesi dall’apertura prevista per il prossimo 4 ottobre. Si tratta di un parco tematico di 100.000 mqdedicato a tutti coloro che amano il cibo e che vogliono conoscerne i segreti e la tradizione, alla ricerca di informazioni ed esperienze uniche”. Nel parco troveranno così posto botteghe e mercati (9.000 mq), ristoranti (7.300 mq), ma anche e soprattutto colture, stalle e laboratori, oltre a un enorme centro congressi.

Cosa mi piace di questo progetto? L’attenzione a un consumatore del food che oggi è sempre più interessato a conoscere e capire quel che mangia e quella fusione di intrattenimento, shopping e ristorazione che come ho già sottolineato più volte (anche nel post che potete leggere qui) è una delle tendenze che stanno trainando l’evoluzione del retail e che rappresenta  l’arma dei luoghi di vendita brick & mortar contro l’avanzata dell’ecommerce.

Naturalmente ci sono anche dei punti di domanda: l’investimento è ingente (come si intuisce guardando anche la dimensione delle strutture nella foto che ho inserito sotto) e la location prescelta, nella periferia di Bologna, non gode già dei flussi di visitatori indispensabili per alimentare questa macchina. Sarà quindi critica la capacità di marketing dell’azienda per attirare a Bologna i visitatori di tutto il mondo.

L’obiettivo dichiarato è di attrarre migliaia di scolaresche, convention aziendali, famiglie e appassionati delle regioni vicine e, inoltre, ogni anno almeno 2 milioni di visitatori stranieri curiosi di conoscere le delizie (e la poesia) del food made in Italy. Si tratta di un numero enorme: riusciranno Farinetti e il suo team a stupirci anche questa volta?

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