La nuova manifattura veneta … è cinese

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Cosa è oggi il manifatturiero e che tipo di imprese manifatturiere nascono in questi anni in Veneto, una regione nella quale la manifattura svolge tuttora un ruolo importante? Questo è uno degli interrogativi attorno ai quali si è sviluppata la ricerca presentata oggi da Andrea Furlan, docente del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova, in un incontro organizzato dalla Cassa di Risparmio del Veneto che ha visto intervenire come relatori anche Giovanni Costa, Roberto Grandinetti e Serafino Pitingaro.
La risposta fornita è senza dubbio interessante: in primo luogo circa un terzo delle nuove imprese nascono nel tessile abbigliamento, un settore maturo ma che quindi in termini di numero di imprese cresce più degli altri visto che il suo peso complessivo nel sistema, sempre in termini di numero di imprese, è inferiore al venti per cento. Ma chi c’è dietro a questa crescita delle imprese di tessile, abbigliamento e calzature? In circa i tre quarti dei casi c’è un imprenditore cinese. Questo significa che gli imprenditori cinesi sono responsabili di più o meno un quarto di tutte le nuove imprese manifatturiere nate in Veneto negli ultimi anni.
Sono solo alcuni degli spunti emersi da una ricerca ricca e articolata, spunti da approfondire anche con un’analisi qualitativa, ma senza dubbio spunti interessanti per riflettere sui cambiamenti in corso oggi nel manifatturiero, e anche per affrontare con cognizione di causa il tema del futuro del Made in Italy nella moda.

2 pensieri riguardo “La nuova manifattura veneta … è cinese

  1. La presenza cinese nel comparto manifatturiero italiano e veneto cresce in maniera esponenziale, soprattutto con la crisi economica, che ha determinato una contrazione della domanda e un cambiamento nelle scelte d’acquisto, orientate sempre più alla convenienza.
    Come battere allora la strategia di leadership di costo dei cinesi?
    Semplice. Con la differenziazione, puntando su risorse come creatività, design e innovazione.

    Un esempio su tutti è Hydrogen, azienda di abbigliamento fondata nel 2003 dall’imprenditore padovano Alberto Bresci, che ha sviluppato l’idea innovativa del co-brand per diffondere abbigliamento e marchi d’eccellenza.
    L’obiettivo era quello di lanciare un marchio casual, che vendesse nei negozi del lusso insieme a griffe e abiti sartoriali. Hydrogen infatti si è affermata nel distretto veneto del denim, dopo Diesel e Gas, trasformando un capo povero come la felpa in un prodotto di alta qualità made in Italy, ma con un respiro internazionale.
    La prima collezione nasce dall’idea di riprodurre la camicia in denim dell’avvocato Gianni Agnelli e in seguito, dalla collaborazione con Lapo Elkann nascono le felpe Fiat, prodotte in soli 999 esemplari e vendute al prezzo di 250 euro (l’idea era renderle un po’ snob, pur con un marchio nazional-popolare). Il risultato è quello di un mix tra passato e contemporaneo che stagione dopo stagione convince marchi come Mv Augusta, Lotus, Wally Maxy Yacht, Lamborghini e Alfa Romeo.
    Anche il Gruppo Perfetti, per i marchi Big Babol, Morositas e Chupa Chups, si affida ad Hydrogen per tradurre il gusto goloso in una linea di abbigliamento ed ancora Emanuele Filiberto di Savoia, per riportare in auge lo stemma di famiglia e infine il Calcio Padova.

    Qual è allora il segreto del successo di Hydrogen? Entusiasmo e velocità. Bisogna credere in ciò che si fa, cogliere al volo le opportunità, trasformando immediatamente un’idea brillante e originale in business.

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