La moda sta cambiando per sempre

La moda sta cambiando per sempre, titolava un bel pezzo di Noah Johnson su GQ al quale avevo dedicato questo post un paio di mesi fa e questa pillola 💊 nel mio canale Telegram qualche settimana fa.

In quell’articolo, basato su una serie di interviste a Pharrell, l’artista direttore creativo Louis Vuitton spiegava come per lui non ci sia più grande differenza tra canzoni e borse, e come il nuovo obiettivo dei brand del lusso sia oggi quello di “creare qualcosa di più grande e ancora più fidelizzata di una affezionata base di clienti: (…) i fan, (…) persone pronte ad assistere con estrema passione al loro lavoro come si segue Hollywood o lo sport, indipendentemente dal fatto che possano permettersi una borsa”.

In effetti cosa sono brand come Fenty, Yeezy e in un certo senso anche Skims, se non degli indicatori di quel processo di convergenza tra moda e cultura pop al centro dell’articolo su Pharrell?

Ecco perché non posso che accogliere con grande curiosità il fatto che Artémis, la holding di François-Henri Pinault, abbia deciso di diventare l’azionista di maggioranza di Creative Artist Agency (CAA), agenzia che rappresenta un numero enorme di celebrity che spaziano dal gaming allo sport fino a Hollywood, dove cura gli interessi di star come Margot Robbie e la moglie di Pinault Salma Hayek.

Un investimento che pare valuti la società acquisita 7 miliardi, autorizza a ritenere che nella decisione della holding di Pinault abbia pesato anche la considerazione delle possibili sinergie tra i brand di Artémis (ci sono quelli di Kering: Gucci, Saint Lauren &c., ma c’è anche Puma) e le celebrity di CAA.

Moda ed entertainment sono settori destinati a convergere definitivamente? Gli show dei brand diventeranno più importanti dei prodotti che presentano? E i direttori creativi del futuro saranno sempre meno uomini con una cultura legata al prodotto moda e sempre più spesso celebrity come Pharrell o Rihanna?

Sono domande un po’ provocatorie, ma sulle quali vale la pena riflettere, in particolare per quelli come me che si occupiano di formare i giovani destinati a lavorare nei prossimi anni nelle aziende della moda e del lusso.

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