I centri commerciali sono destinati all’estinzione ma …

Da qualche tempo vedo girare per le bacheche di Facebook alcuni articoli (tra i quali uno di Federico Rampini per Repubblica che può essere letto qui) che raccontano il declino del centro commerciale e, in alcuni casi, ne profetizzano la prossima fine.

In effetti è difficile immaginare che a chi è cresciuto con l’ecommerce venga voglia di mettersi in macchina a percorrere chilometri per raggiungere un anonimo scatolone nel quale trovare i prodotti che aveva già a portata di click. Quando il mercato sarà costituito in larga maggioranza dalla generazione dei millennials non ci sarà quindi più spazio per i centri commerciali che abbiamo conosciuto (e amato) nell’ultimo scorcio del secolo scorso.

Se viene meno la necessità di luoghi nei quali poter trovare “solo” assortimenti di merce ampi e profondi, non sono però destinati a venire meno la voglia di trovarsi con altre persone e di divertirsi. E’ destinata allora a cambiare la gerarchia delle funzioni svolte dal centro e in questa evoluzione l’offerta di ristorazione da mero servizio complementare è destinata a diventare sempre più il motivo per cui si sceglie di frequentare un determinato centro. Accanto al solito fast food ecco allora che si sta sviluppando un’offerta gastronomica sempre più varia e differenziata.

Naturalmente un cliente di buon umore per la prospettiva di poter mangiare bene e in buona compagnia, sarà anche disposto a farsi tentare da qualche acquisto. Sfuggiranno allora all’estinzione e potranno prosperare nel nuovo scenario i mall che sapranno sfruttare queste opportunità.

Riflettevo su queste tendenze (sulle quali mi ero già soffermato con una prospettiva leggermente diversa qui) qualche settimana fa visitando i night market di Taipei, grandi mercati nei quali i negozi, prevalentemente di abbigliamento e accessori, si alternano a una sterminata offerta di street food in grado di soddisfare ogni curiosità e ogni passione gastronomica (perfino quella per il terribile stinky tofu …). Questi “centri commerciali” sono in grado di attirare ogni sera migliaia di giovani e sono diventati anche una delle principali attrazioni turistiche della città. Non è allora un caso se proprio in questi mercati, disordinati ma pieni di vita e di energia, hanno iniziato ad aprire i loro punti vendita monomarca alcuni dei brand più attenti al mutevole mercato dei giovani (in primo luogo Adidas, Nike e Under Armour).

E da noi? È questo il destino dei nostri centri? Le ultime aperture mostrano che chi sviluppa centri commerciali sta cogliendo queste tendenze, ma chi lo sta facendo meglio?

 

PS Sono grato alla mia ex studentessa Laura per i preziosi consigli sui night market da frequentare a Taipei e su cosa assaggiare.


26 pensieri riguardo “I centri commerciali sono destinati all’estinzione ma …

  1. Anche io mi sono posto la domanda riguardo al possibile declino dei centri commerciali, specialmente con il sempre più frequente utilizzo dell’ ecommerce. Trovo verosimile il fatto che se anche l’acquisto via “click” sia senz’altro più comodo, la voglia di voler uscire e divertirsi delle persone, sia senz’altro un elemento interessante di analisi. Infatti come scritto nell’articolo sempre più eventi vengono proposti nei centri commerciali come spettacoli e firme degli album da parte di cantanti. In zona per esempio la Nave de Vero propone settimanalmente eventi di diverso genere e la possibilità di pranzare e cenare nella area ristoro, la quale propone oltre che offerte fastfood anche la possibilità di cenare in ristoranti che presentano un’offerta gastronomica di maggiore qualità. Infatti la settimana scorsa con la mia famiglia siamo andati a pranzare in un ristorante del suddetto centro e successivamente abbiamo “girato” alla ricerca di possibili acquisti. Dalla mia esperienza di viaggi, ho potuto visitare centri come Harrods, Galeries Lafayette a Parigi, El Corte Inglés a Barcellona e il Mall di Berlino e in tutti questi ho potuto notare delle vere e proprie gigantesche aree di ristoro con proposte varie di cucina etnica, spesso localizzate all’ultimo piano. Sembra un’ottima soluzione quella di puntare sul bisogno della gente di socializzare e divertirsi per trovare nuove idee per far fronte all’avanzata del “click-and-buy”.

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  2. Negli ultimi anni si è vista una trasformazione dei centri commerciali anche da noi, diventando sempre più un luogo di ritrovo dove passare del tempo con famiglia ed amici. Penso ad espempio alle “Piramidi” (VI), dove possiamo trovare una vastissima scelta oltre che di negozi, anche di ristorazione (tra bar, ristoranti, fast food) e di servizi come parrucchiere, estetista o dentista, inoltre sono presenti due sale giochi per catturare anche i più piccoli. Il centro commerciale punta sul fatto di regalare esperienze ed emozioni sempre diverse al cliente, crea anche eventi particolari (invitando personaggi dello spettacolo) per attrarre l’individuo nel centro e indurre così ad una possibilità di acquisto da parte sua. Questa sembra diventata, per ora, la nuova tendenza!

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  3. A mio parere, il destino dei centri commerciali non è quello di sparire, quanto quello di cogliere le nuove sfide che il mercato offre. L’articolo citato ipotizza la fine del “shopping mall” in risposta alla ormai sempre più evidente scomparsa della classe media. Ma, se ciò è vero, i più poveri non andranno a cena fuori e i più ricchi non mangeranno in un centro commerciale.
    Il consumatore, qualunque esso sia, predilige acquistare certe categorie di beni in uno store fisico, piuttosto che online, dove può testare o vedere direttamente il prodotto.
    A differenza degli USA, molti nostri iper ormai hanno prezzi quasi da discount, nonostante la qualità media sia piuttosto elevata. Pertanto io credo che se si dispone di un iper ben fornito e competitivo a livello di prezzo, ciò è sufficiente per attirare i clienti, anche e soprattutto di fascia bassa. Starà poi all’abilità dei negozianti sfruttare il flusso generato e “acchiappare” il loro target.

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  4. Premetto che soggettivamente parlando non amo questi posti perciò non sono avvezza a visitarli o se ci vado è per un motivo ben preciso, però ho avvertito anche io un cambiamento di tendenza dovuto a una loro perdita di appeal direi. Senza dubbio l’avvento e la continua crescita dell’e-commerce ha messo a dura prova non solo il piccolo commerciante, ma anche questi “intramontabili” mall, solitamente affollati da famiglie che passano interi weekend, magari per il gusto di “farsi un giro” (cosa che tra l’altro non condivido). Ad ogni modo il fatto che alcuni stiano riacquistando mercato puntando su un altro tipo di offerta (ristoranti e non solo fast food, presenza di personaggi famosi e/o eventi) gioca a loro favore in quanto possono mantenere comunque l’obiettivo di essere un luogo fisico dove ritrovarsi per passare un paio d’ore di svago, offrendo però al cliente qualcosa di diverso e di più accattivante. Come ha giustamente citato Francesco, la Nave de Vero è uno dei shopping mall della zona dove abito che hanno colto questa tendenza.

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  5. La maggior parte dei centri commerciali italiani si è adattata col tempo alle nuove esigenze della clientela. Una clientela, quella italiana, sempre più esigente e “viziata”, che ama sfruttare i centri commerciali non solo durante i weekend ma anche durante la settimana, nel dopo lavoro, magari andando in palestra, oppure perché no anche in pausa pranzo. Il cibo. Si, l’offerta gastronomica è certamente aumentata e per alcuni oggi rappresenta una variabile chiave nella scelta del centro da visitare: dal fast food straniero al ristorante italiano, dalla piadineria al ristorante sushi, dalla gelateria al classico bar per l’aperitivo. Tutto ha una logica.
    Ma… il fattore culturale gioca anche qui un ruolo importante, le abitudini sono diverse. Personalmente preferisco stare all’aperto, sorseggiare un aperitivo o bere un buon vino, fumando una sigaretta, motivi per cui credo che la nascita di nuovi centri commerciali od il loro adattamento alle nuove esigenze delle persone, trovi un limite naturale dettato appunto dal fattore culturale, le abitudini. Sotto il mio punto di vista, il centro commerciale rimane, dunque, una buona alternativa alle cattive condizioni metereologiche oppure una scelta inevitabile dettata dalla donna!
    P.S.: ad Abano Terme, paese in cui vivo, è in corso la costruzione, tra le migliaia di proteste, di un nuovo mega centro commerciale, che sarà in grado di attirare migliaia di clienti ogni giorno. Sarà sicuramente un ottimo spunto nel quale osservare l’adattamento o meno alle nuove esigenze “globali”.

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  6. La grande facilità di acquisto on line, reso sempre più facile da colossi come Amazon, fra i molti (che ha recentemente introdotto addirittura il dash button che permette di ordinare immediatamente cliccando su di un dispositivo costituito da un bottone soltanto, per rimpinguare le scorte di prodotti di uso giornaliero) suggerisce che il retail fisico affronta un competitor molto forte e in crescita. I centri commerciali, così come le realtà più piccole dovrebbero sempre di più offrire altro oltre al mero servizio di distribuzione. Bisogna offrire qualcosa che la realtà virtuale non può dare: si può spaziare dal soddisfacimento di raccolta delle informazioni tramite consigli e dimostrazioni da parte di professionisti o esperti per prodotti particolari (o molto personali, come i prodotti della start up che ci è venuta a trovare, “Red Velvet”) allo shopping esperenziale su cui abbiamo già lavorato. Ormai credo che non basti più proporre i prodotti, bisogna motivare la visita del cliente con qualcosa di più. A quel punto lo sviluppo on line fungerà da supporto, sempre più importante alle attività ma non più sostitutivo.

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  7. Sicuramente l’inarrestabile ascesa dell’e-commerce negli ultimi anni anche in Italia, in cui con un semplice click anche dallo smartphone è possibile acquistare un’infinità di prodotti anche a prezzi vantaggiosi, è un aspetto da non trascurare. Nonostante ciò, credo che i centri commerciali non siano destinati a scomparire, in quanto quello che spinge le famiglie, ma anche i più giovani, a passarci all’interno giornate intere non è tanto il bisogno di fare shopping, quanto la voglia di trascorrere del tempo in compagnia e di divertirsi. Per questo si assiste all’allestimento sempre maggiore di spazi di intrattenimento e relax all’interno dei centri commerciali, tra cui una crescente apertura di punti ristoro, dalla cucina italiana a quella internazionale, utili a rendere più piacevole l’esperienza di acquisto.
    Proprio ieri leggevo che il 30 novembre ci sarà a Foggia l’apertura di GrandApulia, il centro commerciale più grande della Puglia, che oltre a molti negozi, ospiterà anche molti ristoranti ed un multisala, ed inoltre sarà allestita pure una pista di pattinaggio. Ritengo che questo sia un esempio che dimostra come le nuove aperture stiano cogliendo queste tendenze, cioè creare degli spazi che possano rispondere alle diverse esigenze del consumatore, dall’acquisto allo svago, tanto da fargli preferire percorrere chilometri per acquistare una giacca che avrebbe tranquillamente potuto comprare stando seduto sul divano.

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  8. I centri commerciali si stanno sempre più orientando da caratteristiche prettamente logistiche ( si trovano tantissimi prodotti e quindi il processo di selezione del luogo in cui andare a trovare viene notevolmente semplificato) a caratteristiche di servizio (esperienziale, emozionale e di intrattenimento). Siamo comunque ancora a una fase iniziale di questo processo anche se le forze per un mutamento dei centri commerciali sono sempre più forti basti pensare all’ecommerce e all’indebolimento della classe media e della famiglia tradizionale che spingeranno a un sicuro cambiamento. I centri commerciali diventeranno sempre più luoghi di svago e di incontro dove cogliere opportunità di acquisto.

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  9. Personalmente ritengo che i nuovi centri non siano destinati a scomparire ma devono sicuramente cercare di ampliare e diversificare la loro offerta facendo leva non solo sui marchi moda che possono essere trovati al loro interno ma anche sulle emozioni che il consumatore può avere. Proprio due mesi fa ho potuto assistere all’apertura di un nuovo shopping center (ELNOS) che in base alle statistiche sul numero di visitatori e vendite, è riuscito nell’intento. Nel centro il consumatore può scegliere infatti tra ben 26 punti ristoro differenti ma non solo, eventi ricreativi per bambini e personaggi pubblici invitati periodicamente attirano sempre più l’attenzione di famiglie e giovani. D’altro canto l’e-commerce avanza rapidamente, specialmente nelle nuove generazioni sia per la particolarità e “l’internazionalità” degli articoli disponibili online sia per la comodità di aver tutto a portata di click. La scelta di shopping tra uno spazio fisico e un mondo virtuale lascia ancora molto spazio al personale gusto del consumatore e credo sia difficile fare previsioni certe sul futuro.

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  10. Se consideriamo il centro commerciale medio, all’interno della società americana, il fenomeno della continua chiusura degli shopping center è di più facile comprensione data la presenza di una netta disparità sociale tra ceto “ricco” e ceto “povero”. Come si evince dall’articolo di F. Rampini, manca la presenza di una middle class. Pertanto è evidente che i più abbienti preferiranno vivere la propria shopping experience in store all’interno dei quali il consumatore riesce maggiormente ad identificarsi con il brand ed i valori ad esso associati. Questa “necessità” di identificazione con il marchio si fa sempre più frequente nel consumatore. Detto ciò, il tradizionale centro commerciale, essendo pensato per il consumo di massa, non può certamente rispondere alle esigenze di questa categoria di clientela, che ricercherà piuttosto i mercati di “nicchia” o comunque mercati maggiormente vicini alle proprie disponibilità di spesa. Tuttavia questo consumatore potrebbe sentirsi gratificato dalla visita ad un centro commerciale più lussuoso, come ad esempio possono essere le Galeries Lafayette, che offrono un assortimento dei più prestigiosi brand.
    Nemmeno il ceto più povero della società rappresenta il target ideale del centro commerciale medio. Il cliente meno abbiente cercherà di ridurre al massimo gli acquisti, comprando solo l’indispensabile.
    Inoltre il peso dell’e-commerce in America sta crescendo in maniera davvero esponenziale.
    Differente è invece il caso italiano, in cui abbiamo una società dominata prevalentemente da una classe media, che costituisce, invece, la clientela target dello shopping di massa. Trattasi inoltre di una società ancora restia all’utilizzo dell’e-commerce.
    Naturalmente il centro commerciale oggi non è considerato solo come un luogo fisico destinato al mero acquisto, bensì rappresenta una vera forma di intrattenimento. Il termine shopping quindi acquisisce una diversa connotazione e si traduce in un sinonimo di divertimento, scoperta, stimolazione, nonché luogo di incontro.
    Tuttavia nel weekend anche le grandi città (concorrenti degli shopping center) si popolano e i negozi si affollano di gente, senza contare i numerosi eventi che il Comune insieme ai commercianti crea.
    Da qui la decisione imperativa di molti shopping center (ad esempio Nave de Vero) di investire sempre più in aree ricreative e generare eventi continui in grado di offrire al cliente un motivo in più per sceglierli, preferendoli agli store delle città.

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  11. Negli ultimi anni si è notevolmente diffuso in tutto il mondo il fenomeno dell’e-commerce.
    Quando si parla dell’estinzione dei centri commerciali, non bisogna però trascurare il fattore “culturale”. L’acquisto via “click” è senz’altro più comodo, ci permette di acquistare un’infinità di prodotti, spesso anche a prezzi vantaggiosi, ed è proprio questo che ha, in qualche modo, messo a rischio la presenza del negozio fisico.
    Ma realmente il mall è destinato a scomparire? Abbiamo letto nell’articolo le modifiche strutturali avvenute in America, ma per l’Italia il discorso può essere speculare?
    Come ho detto, secondo me, è importante il fattore culturale!
    L’Italia è un popolo abitudinario, non siamo propensi al cambiamento, ed inoltre la diffusione del mall italiano è successiva a quello americano.
    In un suo articolo Onelia Onorati, riporta l’intervista fatta a Robles, general manager di un gruppo portoghese, il quale afferma: “L’Italia presenta nel complesso un’offerta media di centri commerciali sottodimensionata, aspetto ancora più evidente se si confrontano le aree metropolitane italiane con aree simili in altri mercati dell’Unione Europea”, vede quindi l’Italia come un mercato da sviluppare.
    Inoltre, il centro commerciale offre la possibilità alle famiglie, ma anche ai più giovani, di trascorrere del tempo in compagnia e divertirsi, regalando anche esperienze ed emozioni differenti a seconda del cliente.
    Vincente può essere l’accoppiata fashion e food, che può portare un aumento di fatturato, una forte diversificazione dell’offerta, un vantaggio competitivo ed un maggiore fidelizzazione del cliente.
    Ed infine a mio avviso il centro commerciale rimane una soluzione vincente perché ha la capacità di risolvere i problemi della spesa in un unico luogo.

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  12. Il problema dei centri commerciali come siamo stati abituati a percepirli sta proprio nel fatto che, almeno fino a qualche tempo fa, non proponevano nessun vantaggio rispetto all’effettuare la propria spesa (che non sia di puro grocery) online. Detto questo, il fenomeno della scomparsa degli shopping mall negli Stati Uniti è forse semplicemente un segnale che essi non sono stati in grado di evolversi in relazione al cambiamento della propria fascia di clienti. La middle class sta sparendo in ogni dove, ma credo anche che i centri commerciali italiani saranno in grado di prendere esempio dai fallimenti statiunitensi per far fronte alla questione. Come già illlustrato in molti commenti anche un centro vicino a dove abito (Coné di Conegliano) ha iniziato ad implementare eventi culturali come parte integrante del pacchetto di servizi offerto. È proprio questo quello che dovranno fare tutti, trascendere la figura di puro agglomerato di prodotti in vendita per raggiungere lo status di vera calamita sociale offrendo ristoro, spettacoli ed in generale intrattenimento per ogni fascia d’età.

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  13. Secondo la mia personale opinione oserei quasi ostentare che i social network al giorno d’oggi stanno sostituendo i luoghi fisici di ritrovo cui erano abituati gli stessi pari giovani, che non molto tempo fa, erano soliti ritrovarsi tra cui chiese, campetti, piazzali, appunto per il nostro argomento i centri commerciali quando pioveva ecc.. fino ad arrivare al triennio del 2007-2010 periodo vero e proprio della vera esplosione social. In questo triennio per chi l’ha vissuta come me si è potuto notare la differenza tra noi e i giovani d’oggi, che preferiscono per comodità o più per praticità d’uso trovarsi su piattaforme social al posto di prendere un caffè in piazzetta o disputare una “partita di chiacchere dal vivo”. Una delle conclusioni nel mondo del retailing la si può notare dai numerosi centri commerciali che sono venuti meno sul suolo statunitense a fronte della tecnologia e dell’avvento sempre più prorompente del settore e-commerce; a testimoniare questo fenomeno esiste anche un sito internet che attesta dettagliatamente i vari centri commerciali chiusi, ed è diventato un numero assai perspicuo e preoccupante! Anche in Europa stiamo vivendo questa sorta di cambiamento generazionale tra il classico e il tecnologico ma non in modo espansivo come negli U.S.A, visto che per ora a chiudere nel nostro paese sono più i negozi e le botteghe storiche rispetto ai centri commerciali, (i quali marciano ancora discretamente bene nella media ed il numero di centri chiusi è ancora molto esiguo e privo di rilievo rispetto al numero statunitense), per trarre una conclusione vera e propria possiamo dire che in Italia siamo ancora in uno stadio tra la crisalide e la farfalla, azzarderei quindi che nel nostro paese, la stessa situazione yankee la potremmo assaggiare e vivere di tatto tra un decennio o tra quattro lustri al massimo, anche se al giorno d’oggi le nuove aperture dei centri commerciali sul suolo italiano si stanno impegnando al massimo per trarre vantaggio dallo shopping esperienziale con la finalità di diventare un polo magnetico d’attrazione per le persone creando divertimento e soddisfazione nel fare l’acquisto di persona piuttosto che farlo nel modo elettronico e comodamente dalla propria poltrona della scrivania; anche vero che come ho esposto qualche riga più sopra, la tecnologia per me sarà sempre più difficilmente contrastabile nel futuro, ma non perderemmo mai la voglia di farci la nostra caccia al tesoro, il giretto per negozi o più semplicemente l’acquisto mirato nel negozio preferito, proprio perché la magia che ti regala lo shopping fatto dal vivo non te la potrà mai regalare un semplice click cibernetico.

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  14. Fino a non molti anni fa le famiglie si recavano al centro commerciale semplicemente per fare la spesa; all’interno di un centro commerciale c’erano quindi i negozi che il cliente pianificava di visitare (ipermercati), e questi permettevano ai visitatori di vedere gli altri negozi dello shopping mall e di acquistare più o meno d’impulso.
    In questi tempi si è visto un cambio di tendenza dal momento che molte famiglie che vogliono risparmiare acquistano i generi alimentari nei discount e altri tipi di prodotti on-line. I centri commerciali hanno quindi bisogno di reinventarsi e offrire qualcosa in più per attirare ancora la clientela. Un esempio che posso portare è quello del “Grifone” di Bassano del Grappa: questo shopping center ospita nei weekend personaggi della musica e dello spettacolo, i quali generano molto traffico all’interno del centro commerciale e quindi aumentano le probabilità d’acquisto dei clienti in tutti i negozi. Inoltre “Il Grifone” propone uno spazio riservato ai più piccoli nel quale essi possono giocare e partecipare a laboratori assistiti da personale qualificato. Questo è un servizio importante che permette ai genitori di fare con tranquillità gratificanti esperienze di shopping e può essere un fattore determinante che fa sì che le famiglie scelgano di recarsi in un centro commerciale piuttosto che nei negozi del centro storico.

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  15. Io credo che i centri commerciali stiano vivendo un cambiamento di panorama non da poco, da cui con fatica riusciranno ad uscirne. Ormai l’ecommerce sta cambiando drasticamente il modo di acquistare dei consumatori, soprattutto dei giovani (mi riferisco alla fascia di età 20-40) e non solo, e attualmente i centri commerciali possono solo offrire “un pomeriggio alternativo” visto che gli assortimenti dei negozi sono spesso meno ampi e meno profondi di quelli online. D’altra parte i trend di mercato non si devono ostacolare, ma, da un punto di vista economico, non bisogna più negare che i benefici per alcuni producono esternalità negative per molti. Questo paradigma è da interpretare come la risposta non solo a cambiamenti economici, ma anche sociali, e i siti di e-commerce possono contare su prezzi bassi, grandi assortimenti e minime perdite di tempo. I centri commerciali stanno quindi per diventare dei ”grandi expo” dove si va per vedere qualcosa e comprare ancora meno? Non è detto: se lo shopping allo stato puro è sempre meno attrattivo, occorre trovare altri motivi di aggregazione e interesse. Non che lo shopping non possa sviluppare interesse, ma la sua capacità di essere l’unico magnete sta andando ad esaurirsi.

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  16. Il centro commerciale, a mio avviso, rimane uno dei principali luoghi d’incontro per i giovani, le famiglie, ecc., soprattutto nella stagione invernale. Quindi non ritengo siano in fase di declino, nonostante l’ingente sviluppo dell’ecommerce. Questo può essere in parte dimostrato dalla prossima apertura di un nuovo negozio Zara, nel Centro Commerciale “Palladio” di Vicenza. E’ anche vero però che nell’ultimo periodo i centri stanno cercando di rinnovarsi attraverso l’apertura di diversi punti di ristorazione, permettendo quindi di ampliare il proprio target, anche a chi non è molto portato a passare pomeriggi o intere giornate in posti chiusi.

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  17. I centri commerciali sono destinati a cambiare notevolmente rispetto a com’erano quando sono nati. Infatti adesso si stanno adattando alle nuove esigenze dei clienti per affrontare meglio la competitività e le nuove sfide lanciate dall’ e-commerce.
    Quindi vediamo che stanno adottando strategie che vanno a soddisfare le esigenze più “astratte”dei clienti (in primis customer experience con creazione di eventi e programmi di intrattenimento in particolar modo per le famiglie) in modo che questi siano incentivati a prendere l’ auto e uscire per acquistare qualcosa piuttosto che farlo
    semplicemente da casa attraverso internet; oltre che solamente esigenze più reali
    (accessibilità a molte più referenze in poco spazio).
    Io penso che se i centri commerciali sappiano affrontare le nuove sfide che sono lanciate da nuovi competitors allora sopravivranno altrimenti saranno costretti a soccombere. I sopravissuti a mio parere però avranno sempre più un ruolo non solamente di mero acquisto, ma anche di svago e punto d’ incontro per i giovani e anche le famiglie.

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  18. Personalmente credo che i centri commerciali siano ancora in grado di competere con le nuove tendenze e che i punti ristoro siano uno dei fattori chiave sui quali continuare a puntare. D’altra parte però è innegabile il fatto che l’e-commerce stia mettendo a dura prova i negozi fisici che vanno a costituire il sistema distributivo dei centri stessi. Chi di noi infatti non ha mai acquistato qualcosa su Amazon? Praticamente nessuno, e ora che l’assortimento del colosso statunitense si è ampliato anche ai prodotti deperibili con il servizio Prime Now ( per ora disponibile solo nella zona di Milano ma con una probabile e veloce espansione ) e sono sempre più frequenti settimane promozionali con sconti davvero importanti, la partita si fa davvero sempre più ardua. Ecco che allora nuovi punti di ristoro, basati sulla qualità degli ingredienti o trasportati dall’onda del vegan style, possono dare nuova linfa ai centri commerciali che sulla base di questi possono anche creare occasioni ad hoc per attirare visitatori. Su questa linea sta lavorando,ad esempio, Nave de vero ( a Marghera VE ) dove viene promosso l’appuntamento “Dr. Detective” tutti i giovedì di Ottobre e Novembre. Ogni settimana un punto ristoro diverso all’interno del centro commerciale offre un menu fisso a 10€ con la possibilità di partecipare ad una scena con delitto recitata da alcuni degli stessi commensali nella “piazza” con palco dedicata agli spettacoli. Un quiz basato sulla scena del crimine mette in competizione i vari detective di ogni tavolo che dovranno quindi scovare il colpevole e per i primi tre classificati un buono spendibile all’interno dei vari negozi del centro. Questa come altre moltissime iniziative possono creare i presupposti giusti per far sì che i centri commerciali possano essere ancora centri di aggregazione, divertimento e possano stimolare la visita e successivamente l’acquisto nei vari store.

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  19. A mio parere difficilmente nel breve termine assisteremo alla “fine” dei centri commerciali nonostante le diverse chiusure che si sono rilevate negli ultimi anni, ma è pur vero che l’avvento del e-commerce sta cambiando le modalità di fare shopping e che la pressione competitiva esercitata dai i big che vi operano è destinata ad aumentare . Per questo ritengo che risulta fondamentale concepire i centri commerciali ponendo maggiore attenzione ai “nuovi” bisogni del consumatore e in particolare a quelli esperenziali, d’aggreagazione, svago ect,,, e diversi da quelli che potrebbe soddisfare con un semplice clik. Tra le ultime aperture ritengo che riesca a comprendere meglio le ultime tendenze il centro commerciale “IL CENTRO” il cui concept a piazze in cui si trovano negozi, ristoranti, un centro diagnostico e un polo sportivo e tale da soddisfare i bisogni sopramenzionati. Un altro “Parco commerciale” che mi sembra interessante è il “Mondojuve” la cui apertura è prevista per l’anno 2017 e prevede due aree commerciali una classica e l’altra più cool di tipo “retail park” il tutto avvalorato dall’adiacenza al centro allenamento della juventus che risulta strategico per attirare visitatori e incrementare le probabilità d’acquisto.

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  20. I centri commerciali stanno ritornando in auge di questi tempi, costruiti su grandi spazi in cui sono presenti negozi e ristoranti.
    Stanno cambiando in funzione del cliente (sono presenti anche su internet e creano promozioni vantaggiose per il cliente).
    Certo, il modello Amazon sta spopolando soprattutto in questi giorni, ma non sta funzionando molto il fenomeno click and sell per il vestiario, a meno che non si conosca realmente un determinato prodotto. Per questo vengono in aiuto i negozi e i centri commerciali (per una maggiore scelta di possibilità).
    Non penso ci sia una diminuzione di questi grandi aggregati di negozi, anzi.
    C’è sempre la voglia di creare entertainment con ospiti famosi, firma-copia, spiegazione di libro, feste a tema (fumetti, circo, carnevale, ecc.) per attrarre un grosso volume di persone.
    Il centro commerciale sta anche cambiando nell’idea dei grandi chef; c’è la voglia di aprire ristorantini gourmet dentro un centro commerciale (Valecenter, Nave de Vero, Le Brentelle) o dentro ad un supermercato, magari facendo serate a tema, valorizzando un prodotto di una regione oppure offrire una pizza gourmet in un carrefor market come si legge qui (http://www.gamberorosso.it/it/food/1025887-gabriele-bonci-nel-carrefour-apro-una-pizzeria-senza-compromessi-e-vi-spiego-perche). Dove il guru della pizza Gabriele Bonci ha deciso con il suo gruppo di aprire una pizzeria in un “supermercato”.

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  21. A mio avviso i centri commerciali non spariranno, o meglio resteranno quelli più forti, ovvero quelli che sapranno leggere il mercato per tempo e troveranno le soluzione più appropriate per sedurre ancora una volta i consumatori. Ebbene si, i pioneri hanno già fatto le prime mosse, come molti colleghi hanno potuto osservare nelle vicinanze delle proprie abitazioni. Proprio ieri, passando in macchina accanto al centro commerciale Brentelle di Padova, non riuscivo a distogliere lo sguardo da quelle maestose luci che coprivano l’intero centro commerciale, sicuramente le attrazioni saranno sempre più frequenti pur di farci entrare a fare un pò di shopping.

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  22. […] 7. L’esperienza gastronomica più eccitante: qui di esitazioni non ne ho perché l’esplorazione insieme a mia figlia del ricchissimo panorama dello street food offerto dal night market di Shilin (un quartiere di Taipei), con tanto di avventurosa degustazione del temibile stinky tofu, è un’esperienza insuperabile. Per gli appassionati di street food e di cibo asiatico in generale, Taipei vale il viaggio (e io sono sempre riconoscente alla mia ex studentessa Laura per i suggerimenti su come godersi la città). Questa esperienza è stata anche utile per riflettere sul futuro dei centri commerciali (come ho scritto qui). […]

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  23. […] 7. L’esperienza gastronomica più eccitante: qui di esitazioni non ne ho perché l’esplorazione insieme a mia figlia del ricchissimo panorama dello street food offerto dal night market di Shilin (un quartiere di Taipei), con tanto di avventurosa degustazione del temibile stinky tofu, è un’esperienza insuperabile. Per gli appassionati di street food e di cibo asiatico in generale, Taipei vale il viaggio (e io sono sempre riconoscente alla mia ex studentessa Laura per i suggerimenti su come godersi la città). Questa esperienza è stata anche utile per riflettere sul futuro dei centri commerciali (come ho scritto qui). […]

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