Cosa fare se tuo marito ha dei gusti orrendi

Ogni donna che riceve un regalo dal proprio marito/compagno/moroso è comunque una donna fortunata; è poi molto fortunata se il regalo ricevuto è una borsa griffata ed è ancora più fortunata se riceve esattamente la borsa che ha sempre sognato. Ma cosa fare se invece tuo marito non interpreta bene i tuoi gusti e ti regala una borsa che è costosa ma non è quella che vorresti tu? Devi continuare a sognare la tua borsa preferita lasciando languire in armadio quella regalata da tuo marito?

privategriffeUn’opzione disponibile da tempo è rivendere la borsa su eBay o su Amazon, dove però il prezzo e la possibilità di concludere la transazione sono penalizzati dal sospetto (il più delle volte giustificato) con cui i compratori fanno acquisti di prodotti di marca sul web, soprattutto quando si tratta di acquistare da venditori sconosciuti che non hanno un numero sufficientemente alto di transazioni valutate positivamente alle spalle. In questo scenario si è da poco aggiunta però anche PrivateGriffe, una giovane azienda italiana che offre la possibilità di comprare e vendere capi e accessori usati delle migliori marche che sono stati controllati da un team di esperti.

La value proposition dell’azienda è legata, come ha riferito la marketing manager Silvia Angeloni in un recente incontro con gli studenti dell’Università di Padova, alla volontà di creare fiducia verso il mercato di capi e accessori firmati usati. Accanto a transazioni sicure e processi affidabili (sia il prelievo a casa del venditore che la consegna a casa dell’acquirente sono gestite da PrivateGriffe), l’aspetto centrale del modello di business è rappresentato da un controllo di qualità accurato al punto che poco meno di un terzo dei prodotti venduti non lo superano. In compenso ben il 30% dei prodotti scambiati sul sito non è mai stato usato e un altro 35% è praticamente come nuovo e i resi oscillano tra il 3 e il 4%, un valore molto basso per l’ecommerce.

Il mercato che ha di fronte PrivateGriffe sembra molto promettente visto che una ricerca di qualche anno fa indica che 35 milioni di italiani non utilizzano più almeno il 20% del proprio guardaroba e che esiste quindi nei nostri armadi uno stock di merce inutilizzata, e spesso in ottima condizione, dal valore complessivo di 5 miliardi di euro.

Avrà successo PrivateGriffe? Le basi ci sono visto che dopo una campagna pubblicitaria condotta sulle reti Mediaset la sua brand awareness tra le donne che usano internet e hanno un’età compresa tra i 25 e i 54 anni (il target principale dell’azienda) raggiunge il 35% e sul sito sono state caricate già diverse migliaia di prodotti, con Gucci, Louis Vuitton e Prada a fare la parte del leone, visto che poco meno del 40% delle vendite riguarda questi tre brand. In bocca al lupo!

20 pensieri riguardo “Cosa fare se tuo marito ha dei gusti orrendi

  1. La sfida di Private Griffe, riassunta nella sua value proposition, si preannuncia molto ardua perché deve riuscire a cambiare le abitudini di acquisto del suo target in maniera abbastanza radicale.
    Lo sforzo è giustificato dalla dimensione del mercato potenziale (5 miliardi di euro) e dal fatto che Italia manchi ancora un player che susciti fiducia incondizionata nelle menti dei consumatori.
    Ovviamente molto dipende dalla strategia di comunicazione che Private Griffe riuscirà a costruire nell’immediato, perché è dalla fase di start-up che deve iniziare a costruire la sua brand reputation.
    La campagna su Mediaset ha avuto grande successo come testimonia l’elevata brand awareness raggiunta, ma ha avuto anche un costo considerevole (1,2 milioni di euro) se la rapportiamo al fatturato della società. Il problema principale è che non è sufficiente una manovra una tantum per sostenere la value proposition prefissata, ma serve un investimento continuo e maggiormente indirizzato a colpire il target primario individuato.
    A mio avviso sarebbero più idonee delle importanti attività di pr, sfruttando testimonial ed influencer coerenti con l’immagine che si intende costruire. I vantaggi di queste leve del communication mix sono il loro costo non eccessivo e il fatto che sono gli strumenti più adatti a creare legittimazione, perché sono notizie, pareri o consigli che appaiono come oggettivi.
    Inoltre, volendo investire congiuntamente anche in un’altra campagna pubblicitaria, potrebbe essere sfruttato un canale di comunicazione più aderente al target (Vogue Italia), che conferirebbe ulteriore credibilità e prestigio.
    Il messaggio deve essere focalizzato sulle caratteristiche che differenziano Private Griffe dai competitors generici come eBay: l’elevato controllo dei prodotti, in modo anche da giustificare il margine molto alto (30%) trattenuto su ogni transazione e il fatto che i capi e gli accessori proposti siano per la maggior parte mai usati o in condizioni ottime.
    E’ inoltre necessario migliorare la piattaforma mobile usata al momento solo come vetrina, infatti allo stato attuale l’app non consente di perfezionare l’acquisto, ma rimanda al sito principale. Attraverso l’app sarebbe utile implementare anche un sistema di feedback, non tanto ad uso dell’azienda che ha già un tasso di resi molto basso, ma allo scopo di confortare ulteriormente i possibili clienti sull’affidabilità del servizio e, nello stesso tempo, creare un passaparola ancora più positivo.

    Alessandro Ferrari (2°TEM)

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  2. Dopo la crisi il consumatore è diventato più sensibile al prezzo anche nel mondo del lusso e il sito di Privategriffe penso che sia una piattaforma ottimale per far incontrare domanda e offerta in modo veloce e sicuro. Il consumatore è cambiato profondamente e il processo d’acquisto sia online che offline (spesso anche simultaneamente), è orientato alla ricerca dei migliori pezzi al prezzo più basso. Internet, poi, offre importanti opportunità di disintermediazione e in questo caso dà la possibilità ai consumatori di interagire fra di loro e con l’azienda creando una community virtuale (senza perdere quindi quella consulenza e quel servizio che sarebbero forniti in un punto di vendita fisico). Inoltre internet permette all’azienda di avere uno stock minimo, concentrando gli sforzi sul servizio offerto agli utilizzatori del sito volta per volta.
    Gli interrogativi sottesi alla value proposition di Privategriffe non sono pochi: da un lato c’è la forza dell’ecommerce che anche in Italia sta iniziando a prendere fortemente piede, dall’altro lato l’usato è una cosa nuova e non pienamente interiorizzata come in altre parti del mondo (anche se questo tipo d’acquisto è in aumento proprio perché il consumatore e il suo approccio stanno cambiado). Una delle priorità dell’azienda, ora che la campagna pubblicitaria ha sortito i suoi effetti in termini di consapevolezza e conoscenza e che il marketing su Facebook inzia a dare i suoi frutti, dev’essere quindi quella di comunicare il valore del suo servizio di controllo qualità e il perché abbia deciso di tenere delle commissioni così alte (circa il 30% su ogni acquisto) mentre altri grandi competitors francesi più spinti arrivano a trattenere solo il 12-15%. È da capire se questa percentuale possa essere aggiustata incentivando un numero maggiore di utenti a proporre i loro capi in vista di un guadagno, a parità di condizioni, più alto senza però ledere il posizionamento, gli standard del servizio e la redditività dell’azienda.

    Marco Breda 2* anno TEM

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  3. Reputo l’ e-commerce un canale di distribuzione che sta prendendo sempre più il sopravvento. Private Griffe è stata capace di differenziarsi rispetto le altre piattaforme concorrenti in quanti ha compreso la falla nel mercato (il timore della gente del “bidone” o “lemon”nella teoria inglese) e ha sviluppato un sistema di controllo dei prodotti scambiati. A mio parere, reputo che gli aspetti negativi di questo approccio per Private Griffe siano: 1) alti costi in quanto necessita di un team di esperti per la valutazione dei prodotti, e 2) uno stock di prodotti relativamente limitato. Nonostante svolgere i propri acquisti in sicurezza sia il sogno di ogni compratore online, a questo si contrappone la delusione del consumatore nello scoprire che il vestito tanto desiderato è di una taglia troppo piccola e che non ne possa trovare un’altro (anche se questo può creare un divertimento per il cliente poiché, il trovare il deal perfetto per lui, genera ancora più soddisfazione all’acquisto). Visti gli aspetti negativi, spero che Private Griffe mantenga la propria brand identity e missione e che non si faccia influenzare dai competitori finendo per abbassare gli standard e smettere di garantire un servizio differenziato rispetto gli altri.
    Silvia Fasciano 2*anno TEM

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  4. Quella di PrivateGriffe è una sfida innovativa e probabilmente in salita, ma ha tutte le carte in regola per essere vincente. Per prima cosa l’azienda è riuscita a scovare, nel mercato Italiano, un oceano blu. Infatti, nonostante i numerosi competitors stranieri, PrivateGriffe si attesta come il primo sito in Italia dove poter vendere e acquistare capi second hand. In tutta sicurezza, aggiungerei. Ed è questo, secondo me, uno degli elementi di differenziazione più potenti vista la possibile diffidenza del consumatore nel campo dell’usato.
    Inoltre il processo di acquisto/di vendita proposto è supportato da un sito molto ben strutturato che guida il consumatore/venditore in ogni fase, facendolo sentire tutelato e parte integrante del mondo PrivateGriffe. Una “tutela” che possiamo ritrovare anche nella fasi di spedizione e di ritiro entrambe a carico dell’azienda, in un’ottica di minimizzazione degli “sforzi” del cliente/venditore che, con un semplice click, potrà scrollarsi di dosso la borsa non gradita e acquistare quella da sempre desiderata. Insomma, tanti piccoli elementi che, integrati coerentemente tra loro, rendono PrivateGriffe (nonostante la “second hand”) first choice.

    Chiara Bagatella (2* anno TEM)

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  5. PrivateGriffe ha tutte le carte in regola per avere successo.
    A seguito della crisi il consumatore è diventato molto più sensibile al prezzo, si cerca sempre di più l’ acquisto di beni a prezzi scontati.
    Negli ultimi anni il consumatore “intelligente” è colui che riesce a spuntare il prezzo migliore per prodotti di qualità e la ricerca dell’ affare è diventata uno dei passatempi preferiti anche dei consumatori più abbienti.
    In quest’ ottica l’E-commerce sicuramente può essere un ottimo canale di riferimento e Private Griffe offre un servizio di grande qualità.
    Rimane tuttavia una mentalità che guarda al settore dell’ usato con diffidenza e questo è un problema che sicuramente limita quello che potrebbe essere il target dell’ azienda. i cui clienti principali sono donne di una certa età.
    Ritengo per questo che per poter fare il passo finale e diventare un’ azienda di spicco e riconosciuta ovunque dovrebbe puntare nei prossimi anni a continuare a dare una propria immagine di forza,un’ immagine di una azienda che offre usato di qualità (la strada che sta percorrendo è gia ottima , oggi infatti la percentuale di resi è solo del 3-4% circa ) in modo da combattere sempre di più le perplessità su questo settore,e inoltre dovrebbe cercare di ridurre la percentuale di commissioni trattenute (attualmente il 30%) magari offrendo determinati servizi solo su richiesta dell’acquirente.
    La chiave del successo sta proprio nel soddisfare sia il cliente mediante prodotti integri e sia il venditori mediante guadagni maggiori, e se sono soddisfatti l’ azienda avrà ancora più visibilità grazie al passaparola che si verrebbe a creare.

    Gherardo Bertelli Sguotti (2 anno TEM)

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  6. PrivateGriffe è un’azienda giovane ma con tutte le caratteristiche per imporsi come solido business:1) assolve ad una esigenza concreta dei consumatori dando loro la possibilità di vendere ciò che non utilizzano più; 2)si colloca in un mercato florido con una percentuale di ricavo su ogni commissione elevata; 3)ha costi limitati per commissione e si configura come un business snello e flessibile per l’assenza di costi fissi e rimanenze; 4)è un pioniere nel mercato italiano dell’usato e offre un servizio sicuro e con basse % di resi. Un successo scontato se non dovesse fronteggiare una diffidenza verso l’usato di carattere culturale, per riuscire a trasformare tutte le promettenti premesse in reali ricavi. Personalmente la strategia comunicativa che ritengo più opportuna per affermarsi non solo come azienda ma soprattutto come modello di business sia legarsi ai leader d’opinione (fashion blogger e celebrità) che nel settore lifestyle sono particolarmente importanti poichè riescono a creare un principio di legittimazione ed emulazione, fondamentali per vincere la circospezione attuale. Parallelamente al “buzz marketing” non vanno dimenticate le altre forme di comunication mix tra cui la sponsorizzazione di eventi e la pubblicità su riviste coerenti col target (vanity fair o vogue) che possono aumentare la brand awareness e soprattutto rafforzare l’immagine del brand differenziandolo da altri siti di compravendita quale Subito o eBay, permettendo non solo di risparmiare rispetto alle campagne televisive ma anche di colpire solamente il target voluto.

    Studente 2° anno TEM

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  7. Privategriffe è il primo marketplace online di tipo consumer-to-consumer dedicato al tema del fashion, dove ognuno può creare la propria vetrina virtuale vendendo e scambiando capi mai utilizzati dei migliori fashion brand.
    Si tratta di un social e-commerce che si differenzia dai competitor grazie la possibilità
    di iscriversi alla community e diventare venditrice – anche attraverso il proprio profilo Facebook.
    Le tecnologie utilizzate sono soprattutto i social network che diventano spazi di condivisione e all’esperienza dello shopping si aggiunge la possibilità di scambiarsi consigli e informazioni sulle nuove tendenze.
    Possiamo osservare l’affinità della grafica della piattaforma di Privategriffe con la i social come Twitter e Instagram dove si possono inserire le immagine dei vari prodotti formando una specie di photo collage wall, in questo modo si riesce a raggiungere un vasto numero di persone che entrano in contatto con il seller.
    Il sito di Privategriffe è elegante e valorizza al meglio i prodotti (attirando nuovi investitori) e fornisce una customer experience facile, intuitiva e attraente poiché propone un design molto simile alle famose riviste patinate di moda; inoltre il seller può aggiungere una piccola descrizione (ad esempio può inserire informazioni sulla casa di moda) al fine di rendere più appealing l’offerta ai potenziali clienti.
    Questi elementi arricchiscono l’immagine del brand nella mente del consumatore e hanno determinato in poco tempo un maggior numero di presenze nel sito rispetto alle altre piattaforme e-commerce. I numeri confermano la potenza del brand che conta oltre 70mila iscritti e 100mila visite mensili.
    “Second hand first choice” è il payoff scelto per enfatizzare la filosofia del brand che pone agli occhi del buyer una lista di marchi selezionati nel marketplace, per notorietà, qualità e ricercatezza (i top brand costituiscono circa il 65% della value proposition), l’offerta è focalizzata in gran parte sui brand di lusso, anche se negli ultimi tempi è avvenuta un’espansione verso firme come Zara e Abercrombie & Fitch, dando ad una più ampia fascia di target la possibilità di proporre e acquistare i prodotti.
    La segmentazione del mercato avviene in base alla capacità di spesa che viene considerata maggiormente influente rispetto alle abilità nell’uso del web, ostacolo superato grazie ad un servizio di customer care che segue gli utenti in tutte le fasi della proposta.
    La comunicazione di Privategriffe è fondata sul meccanismo di brand loyalty con l’obiettivo di fidelizzare il consumatore e di avere un ritorno futuro, viene evitato così il sistema di guerilla marketing che è troppo invasivo e non permette di costruire una relazione di lungo periodo.
    Sono previsti diversi canali per raggiungere il pubblico, la prima fase ha visto nascere la campagna pubblicitaria proposta sulle reti Mediaset con focus sul modello di business di Privategriffe. I mezzi televisivi rappresentano uno strumento immediato ed efficace creando una forte notorietà del brand. Il communication mix è stato inoltre potenziato attraverso un’integrazione web-based che supporta la crescita.
    È necessario osservare come l’approccio seguito da Privategriffe con il supporto dei social sia anche di tipo human, dove il cliente può interagire con gli altri utenti condividendo idee e proponendo nuovi outfit. In questo modo si genera un passaparola che permette di diventare brand ambassador e contribuisce a rendere più interessante l’esperienza con il brand. Un tipico esempio è l’invito lanciato da Alessia Marcuzzi a diventare protagonista del suo blog iscrivendosi alla Fashion Community dove la stessa ha pubblicato alcune foto con un look di capi Privategriffe, consigliando la piattaforma per trovare abbigliamento e accessori di marca ad ottimi prezzi.
    A completare il positivo impatto della brand identity è
    l’impegno sostenuto in attività charity con il progetto “Pre-Loved on Tour”, vendite-evento temporanee, anche di abiti di celebrities, organizzate nelle più importanti boutique italiane che devolvono il ricavato in beneficenza.
    Privategriffe presenta molti vantaggi tra cui l’affidabilità nel controllo dei capi con la creazione di una guideline in collaborazione con le case madri per testare la qualità e l’originalità del prodotto, inoltre è caratterizzata da prezzi competitivi, tenendo conto anche della competenza nella gestione dell’intero processo d’acquisto che comprende la spedizione e l’incasso dei pagamenti, la gestione dei resi e delle contestazioni.
    Un possibile miglioramento che si potrebbe apportare a questo modello di business è un sistema di profilazione adeguato a indicizzare possibili promozioni o pacchetti personalizzati a seconda del gusto del cliente, magari tramite un cluster dei top buyer.

    Tatiana Battaglia (2° TEM)

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  8. PrivateGriffe è il primo marketplace online in Italia dedicato al mondo del fashion attraverso il quale è possibile vendere e acquistare abiti e accessori delle maison di moda più prestigiose senza mandare il conto in rosso. Si tratta, infatti, di un progetto di shopping online, nel panorama dell’e-commerce di lusso C2C, che nasce con l’obiettivo di rispondere alle esigenze dei consumatori di rinnovare spesso il proprio look a prezzi accessibili, creare una “social” boutique dove possano svilupparsi tendenze e, aspetto non meno rilevante, supportare associazioni benefiche con la possibilità di devolvere il ricavato della vendita dei propri capi d’abbigliamento in beneficienza, rendendo così lo shopping online solidale, in linea con la maggior enfasi posta alle performance etiche.

    In un’ottica prospettica reputo che PriveGriffe continuerà ad aver successo visti i key points sui quali si basa il modello strategico, ossia qualità e affidabilità dei prodotti (con bassa percentuale di resi), solida competenza nella gestione di tutti i processi, transazioni sicure e processi affidabili (sia il prelievo a casa del venditore che la consegna a casa dell’acquirente sono gestite da PrivateGriffe), ampio potenziale di sviluppo (oltre 35 mln di italiani non usa 20% proprio guardaroba per un valore di 5 mld di euro), prezzi d’occasione per capi di lusso e possibilità di partecipare a una fashion community dove è possibile scambiarsi consigli.
    La scalata verso il successo però non è “taken for granted”. Infatti il principale ostacolo per la boutique di brand “a portata di mouse” sono le barriere culturali verso il mondo dell’usato per gli abiti firmati. Nella prospettiva di superare tale “scoglio” credo sia importante adottare e/o continuare ad adottare tattiche volte a implementare una customer care che parta dalla navigazione e arrivi fino al post-acquisto, usare un sistema di rating sia per gli acquirenti che per i venditori, effettuare un controllo di qualità prima della spedizione su tutti i prodotti acquistati e, infine, favorire la brand reputation tramite l’uso di testimonial, leader d’opinione (che possono riscuotere maggiore credibilità presso i consumatori) e partnership editoriali con Vougue, Alfemminile o Vanity Fair (i quali possono rivolgersi in modo mirato ai potenziali utilizzatori).

    PriveGriffe, pertanto, può essere considerata una realtà all’avanguardia che ha saputo cogliere le tendenze macroeconomiche dello scenario attuale quali:
    – il trend verso la disintermediazione;
    – la logica del consumatore odierno che vuole sentirsi un “genio del risparmio” ma allo stesso tempo non è disposto a rinunciare ai prodotti lifestyle (infatti il sito permette di acquistare prodotti ultra fashion a un costo particolarmente conveniente);
    – lo sviluppo di una strategia basata sul canale distributivo rappresentato da Internet che, stando ai dati, sarà il futuro vista la crescita esponenziale.

    Aver individuato le nuove tendenze, tuttavia, non è sufficiente per sostenere la strada del successo. Un passo decisivo, come citato sopra, credo spetti alle strategie di comunicazione ai fini di promuovere la brand awareness e trasmettere fiducia verso l’usato. Sarà un percorso impegnativo, ma non impossibile.

    ELENA BALDASSA (2° TEM)

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  9. Un dirigente di 3M un tempo disse che “il [loro] obiettivo è portare i clienti là dove vogliono andare prima ancora che loro lo sappiano”. Privategriffe dopo attente ricerche e indagini si è accorta che nei guardaroba di 35 mln di italiani nel 2011 il 20% di indumenti e accessori non viene più utilizzato, pari ad un valore di 5 mld di euro. Perché non dare dunque la possibilità a queste persone di vendere questa merce online e guadagnarci dei soldi? Ci ha pensato Privategriffe, che prendendo come canale di riferimento l’e-commerce, sta offrendo ai suoi clienti un servizio efficiente e di qualità. Si vuole sia dare la possibilità ai clienti di svuotare gli armadi da oggetti non utilizzati, ma di valore, sia aiutarli nel caso in cui l’oggetto ricevuto in regalo non incontri i propri gusti. Il ‘second hand’ di qualcuno diventa così la ‘first choice’ di qualcun altro e se per ‘second hand’ si intendono prodotti Gucci, Prada o Louis Vuitton valutati da una staff selezionato, allora si va sul sicuro!
    Alcuni degli interrogativi però che mi rimangono per quanto riguarda la loro crescita come azienda sono i loro problemi con la logistica, che ricoprono la maggior parte dei loro costi; l’idea del top seller che secondo il mio punto di vista non può essere efficace e la campagna pubblicitaria. La logistica: i costi che Privategriffe sostiene per il controllo della qualità dei prodotti e la spedizione prima alla sede principale e poi a casa dell’acquirente sono altissimi. Dovrebbero pensare ad una nuova strategia per cercare di eliminare prima della spedizione già una parte di quel 30% di prodotti che non superano in media il controllo di qualità. Caricare un video degli oggetti in alta definizione con diverse angolature potrebbe essere una soluzione in modo tale che sono quelli prevalutati positivamente possano passare alla fase successiva. L’azienda per incentivare questo metodo dovrebbe però applicare delle commissioni inferiori e Privategriffe ci risparmierebbe/guadagnerebbe comunque di più.
    L’idea del top seller non può essere efficace. I soggetti privati che vendono su questo sito, a meno che non acquistino una borsa firmata al mese e la vogliano cambiare con frequenza, è difficile che siano costretti a vendere dei propri abiti o una borsa che non gli piace ogni settimana. Rischia di essere una qualifica che si dà a pochissimi consumatori.
    La campagna pubblicitaria su Mediaset, secondo me, è costata davvero molto e ha aumentato le vendite solo per un periodo brevissimo. Lo spot pubblicitario era simpatico e catturava sicuramente l’attenzione, ma non ha alzato significativamente il livello di vendite. Forse si dovrebbe puntare sui clienti Sky?

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  10. Quale sarà il successo di PrivateGriffe, startup nata nel 2012 che permette alle persone di acquistare e vendere online capi e accessori di second hand sottoposti al controllo qualità?
    Molti sono gli step e i risultati già ottenuti che fanno auspicare al successo di PrivateGriffe.
    Basti pensare che è la sturtup italiana ad aver raccolto il maggior numero di capitali nel 2014 per un ammontare pari a 4 milioni di euro. Sono risultati davvero importanti considerato il contesto economico attuale dove gli investitori tendono a vedere con particolare distacco le startup. La giovane azienda, come ha affermato l’amministratore delegato Leonardo Cucchiarini è molto soddisfatta di questi importanti investimenti perché testimoniano il grande consenso ricevuto dal mercato e il valore delle strategie di business.
    Molto interessante è come l’azienda oltre ad avere un animo social, consentendo a ciascun utente di iscriversi alla community e di diventare venditore creando una sorta di “vetrina” con i capi che desidera mettere in vendita, ha anche un animo solidale. Infatti, ad esempio nel 2013 è stata scelta da una charity guest d’eccezione, la show girl Elena Santarelli, che ha messo in vendita 3 articoli moda il cui ricavato è stato devoluto ad un’associazione benefica.
    La vera chiave del successo della giovane azienda secondo me è innanzitutto data dal fatto che soddisfa una forte esigenza del consumatore del nuovo millennio (“consumatore intelligente”), ovvero la ricerca di prodotti di qualità al miglior prezzo e in secondo luogo ritengo proponga un modo diverso di fare shopping, consentendo di liberare il proprio guardaroba monetizzando capi mai usati prima e con la possibilità di trovare pezzi a volte introvabili di brand famosi. Questo può portare ad una nuova tendenza nel comportamento d’acquisto del consumatore che ha un motivo in più per fare shopping in modo “sfrenato” perché qualora cambi idea ritenendo che il capo o l’accessorio che ha acquistato non esprima in modo corretto il suo stile, o non susciti le emozioni e le sensazioni che vorrebbe, ha sempre la possibilità di vendere gli acquisti online.
    E “se mio marito mi regala una borsa costosa ma non è quella che vorrei?” avrei certamente la possibilità di venderla su PrivateGriffe acquistando la borsa che sognavo. Opportunità che però in tal caso non sfrutterei, decidendo di tenermi la borsa e ritenendo che il valore affettivo legato alla stessa sia notevolmente preponderante rispetto alla sua funzionalità e al suo design.

    Serena Caverzan (2° TEM)

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  11. Il mondo del lusso sta attraversando una fase di profonda trasformazione: il cliente non è più interessato all’ostentazione di prodotti firmati per mettere in luce il proprio potere d’acquisto; casomai il contrario: ostentare prodotti firmati sottolineando la facilità economica con cui li si ha acquistati. Questo perché il consumatore moderno è più attento al prezzo ed è soprattutto attirato dalle occasioni, tanto che si diverte a giocare a questa sorta di caccia al tesoro alla ricerca del prodotto più “in” al prezzo più “cheap”. Quale modo migliore, allora, di combinare questi due mondi se non creare un’unica piattaforma digitale attraverso la quale disfarsi di prodotti rimasti inutilizzati per farne spazio ad altri dello stesso valore? Se il prezzo basso è sempre stato recepito dal consumatore come un indicatore di bassa qualità, con PrivateGriffe questo non accade perché il prodotto è senza dubbio di qualità (una Louis Vuitton infatti non invecchia mai!) e il prezzo meno elevato è giustificato semplicemente dal fatto che il prodotto è stato già usato (forse).
    Inoltre, se il prodotto non può mai sganciarsi dal servizio che lo accompagna, allora con PrivateGriffe cadiamo a pennello, in quanto l’azienda si occupa in modo impeccabile di tutte le fasi del processo: dalla ricezione del prodotto, al controllo della qualità, alla segnalazione di eventuali difetti non segnalati fino alla consegna al nuovo proprietario, garantendo un’ottima gestione anche dei resi.
    Si tratta dunque di un sistema rapidissimo che permette al consumatore di concentrarsi sugli aspetti a cui è più interessato, quali la scelta del prodotto, la valutazione o l’eventuale contrattazione del prezzo, lasciando all’azienda il compito di occuparsi di altri fattori come il controllo della qualità, il trasporto e la gestione dei resi.
    PrivaetGriffe riassume dunque divertimento, comodità, rapidità, efficienza e qualità, il tutto con un unico click.

    Anna Vittoria Lovison (2°TEM)

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  12. Già nei commenti precedenti sono state descritte le principali caratteristiche di Private Griffe: un sito di E-commerce che offre prodotti fashion usati a prezzi competitivi, in un mercato potenzialmente molto redditizio, con alta marginalità e basso tasso di resi. Un settore che, però, allo stesso tempo deve fronteggiare la diffusa diffidenza verso l’usato. Second hand first choice, per sintetizzare.

    Particolarmente colpito dal modello di business, ho tentato un acquisto sul portale online. Il sito è elegante, facile e intuitivo. L’uniformità grafica garantisce una navigazione semplice, al contrario l’offerta di prodotti per uomini non è troppo vasta. Ampliare il target obiettivo, senza limitarsi alle donne comprese dai 25 ai 54 anni, potrebbe garantire il raggiungimento di una massa critica. Allo stesso tempo, bisogna considerare che la creazione di una community di venditori maschili è un processo estremamente lungo e complesso. Esserci riusciti con il genere femminile non assicura un esito analogo con quello maschile, ma il payoff di tale sfida è certamente allettante.

    Riguardo le strategie future, trovo interessante sia l’implementazione nel sito dei suggerimenti di acquisto (attuando in tal modo azioni di upselling e di crosselling) sia l’introduzione di un wallet virtuale, che potrebbe semplificare ulteriormente l’esperienza di acquisto. Mi lascia perplesso, invece, la possibilità di modificare quasi interamente la value proposition del brand, limitando il controllo dei prodotti per offrire un prezzo ancora più attraente per il consumatore: in Italia, eventuali problemi sulla qualità dei prodotti potrebbe erodere rapidamente l’immagine del sito, impedendo il suo definitivo affermarsi tra i canali di retail. Una possibile soluzione potrebbe essere offrire al cliente la possibilità di scegliere alternative di servizio più o meno completo. In questo caso, però, sarebbero da sostenere rilevanti costi di gestione (offrire due prodotti “diversi” implica inevitabilmente una parziale duplicazione dei costi e una conseguente perdita di efficienza).

    Francesco Di Fonzo 2°TEM

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  13. Privategriffe, fashion marketplace verticale tutto italiano, è un punto d’incontro tra private seller che consente di comprare e vendere capi griffati second hand. Propone un modello di user experience originale presentandosi come fruibile da diversi strumenti (desktop e mobile), secondo modalità interattive semplici e gradevoli, che centrano il focus sul prodotto e sull’esperienza di acquisto,prevedendo inoltre, cicli di intervento testing/valutazione/redesign per ottimizzare i flussi di interazione e arricchire l’esperienza di acquisto sulle diverse piattaforme.

    Questa start up nata sul finire del 2011 da un intuizione di Maria Cecilia Andretta – attualmente anche amministratore delegato per l’Italia del gruppo internazionale Aufeminin (network francese leader mondiale nel business dei siti web dedicati al target femminile e presente in 14 paesi con più di 37 milioni di visitatori unici al mese) – per rispondere all’esigenza concreta delle consumatrici di rinnovare spesso il proprio look a prezzi accessibili e come strumento innovativo per comunicare con la fashion community. Pur essendo una first mover sia per proposta che per valore aggiunto (controllo conformità prodotto, pick up gratuito, trattamento foto, opportunità alle seller di devolvere il ricavato in beneficienza) presentava un bilancio 2013 con ricavi di 114 mila euro e perdite per 815 mila euro, a fronte di investimenti privati per 1,2 milioni di euro.

    La domanda che ci si pone è: focus sbagliato? – in un contesto geografico diverso, Coupang, compagnia di e-commerce sud coreana, start up del 2010 è ad oggi una società valutata 5 miliardi di dollari con 3000 addetti; o difficoltà tipiche dell’avviamento?

    Il mercato ha dato la risposta portando nel 2014 nuovi investimenti per 2,8 milioni di euro in particolare con la partecipazione del gruppo Mediaset che con Ad4Ventures ha proposto una formula di venture capital del tipo media for equity (partecipazione al capitale in cambio di spazi pubblicitari).

    La pianificazione degli spot sulle reti Mediaset, con format che mostrano il passaparola generato dalle seller che diventano brand ambassador, il tutto inserito in una cornice comedy, ha permesso di migliorare l’awareness dell’azienda con una visibilità in aumento del 121% rispetto al 2013 e fatturato 2014 in crescita ad 1 milione di euro.

    Il nuovo piano di sviluppo – con l’internazionalizzazione, nuove proposte operative come il controllo prodotti che diventa opzionale per rendere i seller più competitivi, l’ampliamento delle categorie a uomo e bambino e del tipo di abbigliamento (vestiti, scarpe, borse, accessori) prevede di triplicare il fatturato nel 2015 ed il breakeven nel 2016.

    A conferma che per una start up più che il business plan è importante saper combinare in modo agile engineering e sviluppo clienti per costruire , verificare e approfondire in modo iterativo il business model.

    Jessica Beltramini (2°TEM)

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  14. PrivateGriffe si attesta in questo momento come unico player degno di nota nel mercato italiano in un settore, quello del griffato second hand, che nonostante non sia ancora molto sviluppato è senza dubbio in crescita. La tendenza del consumatore di oggi infatti non è quella di ostentare il lusso e la propria forza d’acquisto, tendenza ormai superata, ma al contrario quella di riuscire a dimostrare la propria bravura nel reperire e comprare capi di qualità elevata (griffati) al prezzo più basso possibile, cioè esattamente ciò che offre la giovane azienda italiana. Fondamentalmente il vero problema che PrivateGriffe si trova ad affrontare, oltre a tutti i normali step che una giovane startup deve superare nelle prime fasi di vita, è lo scoglio della diffidenza tipica del popolo italiano, diffidenza che visti i dati aziendali non ha motivo di esistere: proprio per questo credo che PrivateGriffe dovrebbe porre maggiore attenzione sul comunicare al pubblico target le modalità d’acquisto del suo marketplace, a partire dall’elevato controllo sulla qualità dei prodotti fino ad arrivare al bassissimo numero di resi, così da rassicurare il consumatore di non incappare nelle solite fregature. Se ne avessi la possibilità dunque, consiglierei all’azienda una nuova campagna di comunicazione incentrata sì sull’ulteriore aumento della brand awareness, ma che per farlo punti molto forte sulla “sicurezza” delle transazioni, e che porti in questo modo sempre più clienti a fidarsi e a concludere operazioni sul sito. In un mercato dal potenziale valore di 5 miliardi di euro, basterebbe ottenere anche una minima quota di esso per avere dei risultati economici altissimi: in bocca al lupo a PrivateGriffe.

    Benedetto Gazzara (2° anno TEM)

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  15. Ormai nel mondo dell’e-commerce di oggi, la moda, il lusso e il lifestyle sono diventati protagonisti del nuovo modo di fare business e diverse aziende trovano il modo di far giocare e divertire noi consumatori che siamo sempre alla ricerca del “più a meno”. C’è chi cerca una borsa griffata (per alcune il sogno di una vita), chi invece vuole sfidare la monotonia giornaliera con qualche spesa pazza online (sempre cercando l’offerta migliore), ma cosa più importante c’è chi ha qualche “scheletro” nell’armadio e non sa come liberarsene. Il fatto che 35 milioni di italiani non utilizzino più almeno il 20% del proprio guardaroba dal valore complessivo di 5 miliardi di euro, è un dato a mio parere sconvolgente. Ecco che, le possibilità che ci offre il mondo di internet oggi cadono a pennello per le esigenze di ogni tipo di consumatore/venditore.
    Si passa da filosofie quali “ second hand first choice” di PrivateGriffe a “designer brands for smart shoppers” di Vente-Privée: strategie, target e modalità di vendita differenti ma entrambe vendono prodotti griffati a prezzi molto convenienti. Il successo di Vente-Privée, che è oggi uno dei leader mondiali delle vendite evento, fa ben sperare per la novella PrivateGriffe che ha adottato strategie monto convincenti, ma che soprattutto pone le basi della sua value proposition sull’affidabilità. In questo campo il vecchio Ebay è ormai superato per lasciare spazio ad una azienda, che non solo si occupa di valorizzare il tuo prodotto presentandolo al meglio, ma anche del controllo della qualità, della consegna al nuovo proprietario ed eventualmente dei resi. E poi non sarà certo l’”usato” a fermare il consumatore di oggi: l’emozione e l’esperienza di andare in giro con una Louis Vuitton comprata trovando l’offerta migliore superano di gran lunga il fatto che questa sia stata per anni nell’armadio di un’altra donna.
    Oggi come oggi per PrivateGriffe c’è tutto lo spazio per crescere ed avere successo purché spinga sulla brand awareness e continui a dare al consumatore il brivido della scoperta di offerte uniche.

    Cristina Giorgetti (2°TEM)

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  16. L’idea di business di PrivateGriffe è a mio avviso parecchio intelligente e soddisfa molti dei requisiti che il consumatore odierno ricerca negli online stores, soprattutto se questi si pongono come intermediari tra due privati.
    Il consumatore infatti è oggigiorno molto più esigente, in particolar modo se si tratta di acquistare prodotti Lifestyle: non chiede più soltanto un prodotto griffato e alla moda, ma ne cerca uno che faccia trasparire il suo modo di essere e la sua conoscenza in fatto di stile, il tutto al prezzo più contenuto possibile.
    PrivateGriffe è riuscita a proporre un servizio che accontenta il cliente su più fronti: il controllo di qualità lo rassicura sull’originalità e sullo stato di usura del prodotto, mentre il prezzo, che risulta essere consono ad un bene second-hand, lo incentiva all’acquisto e lo rende più soddisfatto.
    Ritengo quindi questa strategia di business vincente visto che riesce a superare completamente la diffidenza della gente sugli acquisti online.

    Matteo Francescato (2°TEM)

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  17. L’intuizione alla base del luxury e-commerce di Private Griffe è il cambiamento crescente nelle scelte di consumo nel settore fashion dei consumatori negli ultimi tempi, specie in seguito alla crisi. Sempre più infatti l’idea di un lusso scontato, scovato nei meandri di negozi di rivendita o conquistato con fatica nella corsa alla conquista degli assortimenti poco profondi ma assolutamente high-branded di Costco attira ed è fonte di consumer satisfaction ancor piu dell’acquisto a prezzo pieno, attenuando quel senso di colpa spesso seguente ad un acquisto a prezzo pieno per capi griffati e specialty.
    In questo il mercato italiano si è forse manifestato piu tardi, ma non è da meno: oltre a PrivateGriffe, infatti, anche websites come SaldiPrivati offrono la possibilità di “competere” in flash sales per prodotti top brand.
    Numerosi fattori, come la presentazione fresca e intuitiva lanciata nel canale televisivo Mediaset e un mercato del lusso usato molto fiorente e tuttora ancora inesplorato, fanno ben sperare per questa giovane azienda. Sul passo delle numerose enterprise ideas volte a rivalorizzare i prodotti già presenti nel mercato, in file rouge con la sharing economy,PrivateGriffe permette di dare aria e nuovo lustro ai tanti prodotti nuovi di zecca, frutti acquisti d’impulso, regali non soddisfacenti o capi di abbigliamento che ingombrano i nostri armadi, rimanendovi sepolti.
    I clienti di PrivateGriffe, come l’azienda ben sa, non vogliono sentirsi da meno rispetto agli acquirenti a prezzo pieno, ma tutt’altro: gratificati anche dalla soddisfazione di aver conquistato un prodotto di qualità, certificato e ad un prezzo minore, tale però da non metterne in dubbio il brand value. Per questo il payoff promette chiaramente di offrire solo prodotti “second hand, first choice”!

    Camilla Bordignon (2 anno TEM)

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  18. L’incontro con questa nuova realtà commerciale si é rivelato senza dubbio interessante e stimolante. Avendo a che fare con l’e-commerce sia che per acquisti personali che per lavoro quello che subito mi ha colpito é stata la bassa percentuale di resi che la startup subisce. Una percentuale così bassa, in un mercato come quello italiano ancora ben poco preparato ad effettuare acquisti online, sta a significare un ottimo lavoro in tutte le fasi che si pongono fra il click online e il feedback del cliente. Probabilmente il fatto che comunque gli articoli siano di un certo pregio e costo tiene alla larga gli inesperti del web e quelli al loro primo acquisto. Altro elemento sicuramente di forza é quello relativo al controllo di ogni singolo prodotto che giustifica appieno i costi richiesti per questa verifica rassicurante per il cliente finale che si sente più invogliato all’acquisto.
    Spero che questa realtà possa avere successo non solo nel mercato italiano così da poter rendere il lusso accessibile anche a chi magari non può o non vuole spendere l’intero prezzo per un capo o un accessorio di alta gamma.

    Leonardo Forner
    II anno TEM

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  19. A mio parere PrivateGriffe ha tutte le carte in regola per conquistare una posizione di successo ed attrarre un numero sempre maggiore di venditori ed acquirenti. L’azienda italiana offre infatti l’opportunità di mettere in vendita prodotti delle migliori marche che non si utilizzano più o che magari non ci sono mai piaciuti e che perciò sono sempre rimasti chiusi nell’armadio.
    E’ un modo per evitare che capi ed accessori ancora in ottimo stato vengano buttati dando loro invece una seconda vita nelle mani di qualcuno che ancora ne apprezza il valore. In questo modo PrivateGriffe propone una valida soluzione al problema della sostenibilità ambientale, tema che è sempre più caro al consumatore di oggi.
    Il negozio virtuale creato da PrivateGriffe, secondo me, è il luogo ideale per una “caccia al tesoro” del consumatore che va alla ricerca dei prodotti migliori pagando un prezzo vantaggioso per il semplice fatto di appartenere alla categoria dell’usato.
    Il “riciclo” di borse ed accessori potrebbe far ridurre le vendite dei prodotti di prima mano, tuttavia ritengo che una buona parte dei consumatori del lusso continuerebbe comunque ad acquistare direttamente nel punto vendita pagando il prezzo pieno pur di vivere l’esperienza e le emozioni offerte dal negozio fisico e dalle nuove collezioni.
    Inoltre i rigidi controlli del team di esperti di PrivateGriffe, volti a verificare l’autenticità degli articoli in vendita, oltre a garantire al consumatore l’acquisto di un prodotto originale, contribuiscono anche a scoraggiare la circolazione dei falsi che potrebbero erodere il valore percepito del brand.
    Auguro a questa giovane azienda che questo sia solo l’inizio di un futuro davvero promettente!

    Giada Braggion
    Secondo Anno TEM

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  20. PrivateGriffe è una start-up italiana che scovato il suo “oceano blu”: nel nostro Paese mancava infatti un’azienda che si insinuasse nel mercato dell’usato griffato, differenziandosi da possibili concorrenti come E-bay, con un posizionamento alto e una value proposition mirata a far comprendere la sicurezza e la qualità dell’acquisto, punti spesso carenti del servizio di E-bay.
    Ora questa giovane impresa deve riuscire a comunicare in modo efficace il suo valore. Un primo passo è stato fatto, tra l’altro con un discreto successo, con la campagna pubblicitaria su Mediaset, spendendo però una cifra notevole (1,2 milioni) date le dimensioni dell’azienda, dunque la strada da seguire non può essere unicamente la comunicazione di massa.
    Ecco dunque che si rivelerebbe estremamente efficace un mix integrato di comunicazione nei canali più immersi nella moda: investire in pubblicità a mezzo stampa su riviste ad essa dedicate ( ex. Vogue) o con target affine (ex. GQ), a cui affiancare pubblicità concentrata geograficamente nel centro della moda italiano, ovvero Milano, magari sponsorizzando eventi in quella città od organizzandone lei stessa.
    Infine PrivateGriffe deve considerare una campagna pubblicitaria con un particolare picco in prossimità delle festività natalizie, forse ancora meglio successivamente ad esse: quando i prezzi per ottenere spazi commerciali sono diminuiti, mentre negli armadi degli italiani c’è un gran numero di regali non apprezzati nel proprio armadio!

    Francesco Ambrosini
    Secondo Anno TEM

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